L'ultimo errore

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2013 - edizione 5

Apro gli occhi e mi trovo immerso nell'oscurità più assoluta, un nulla freddo e umido che mi striscia nelle ossa.
Cerco di ricordare come sono finito qui, ma non riesco. Poco importa, presto Lui arriverà e allora sarà troppo tardi.
Ho seguito la mia vocazione e la curiosità umana; volevo dare delle risposte a domande che non ne hanno mai avute e fare qualcosa per entrare nella storia ed invece mi sono condannato perché ci sono cose che non devono essere fatte, cose che non vogliono essere trovate!
Un verso ancestrale infrange la staticità del luogo e precede una sorta di ronzio, lo sento arrivare da lontano e rapidamente mi invade i timpani, si insinua fino al cervello e continua a crescere finchè non diventa insopportabile e il mio corpo crolla a terra incapace di controllare l'equilibrio.
Una serie di immagini mi tornano alla mente: la stanza buia, le sette candele, il laboratorio, le droghe e poi Lui.
Una luce irradia la stanza; è una cosa improvvisa e rapida, non dura più di un secondo ma mi basta per vedere le pareti circolari prive di porte e rivestite da geroglifici rappresentanti storie mai studiate. Al centro di tutto però riconosco il mondo e nel punto più alto, la creatura che ho risvegliato.

Ho sfidato la sorte, ho utilizzato sostanze per incrementare la potenza della macchina che avevo costruito. Volevo avvicinarmi a Dio ed invece ho trovato l'esatto opposto, un qualcosa di indefinibile ed orrendamente sbagliato, un insieme di orrori e forme, ricoperto dai segni delle peggiori malattie che hanno scosso il mondo.
Ora devo pagarne le conseguenze perché Lui mi sta cercando. Lo capisco dal suono che non smette, ma anzi, aumenta, diventa sempre più potente e comprensibile. Una cacofonia di parole, rumori e versi; alcune cose riesco a comprenderle, altre no.
Un nuovo bagliore irradia la stanza, questa volta dura qualche secondo, poi torna il buio, ma la cosa è sempre più vicina, posso sentirne l'odore, lo riconosco, è inconfondibile.
È qui!
Non so da dove sia entrato, né come abbia fatto ma posso sentirlo, il suono ora è una valanga di pensieri che mi inonda; proviene da lui. Un infinità di lingue, alcune talmente strane che non saprei neppure pronunciarle.
Lentamente inizio a vederci; non erano i bagliori ad illuminare la stanza, ma i miei occhi che si stavano adattando ad una dimensione non mia, così come ora stavano facendo le orecchie.
Solo che adesso potevo vederlo e comprendere l'errore immenso e mortale che avevo commesso.
Da arrogante avevo pensato che mi avrebbe ucciso perché ero arrivato fino lì, perché avevo dimostrato che l'uomo poteva raggiungerlo, essere una minaccia.
Ora invece so che la creatura ciclopica della quale non riesco a vederne neppure l'insieme, simile ad un agghiacciante agglomerato di corpi e avvolto da un odore nauseabondo, non è più confinata nella sua prigione arcana.
Mi ha ingannato, relegato qui dove attenderò la mia fine.
Ma sono comunque più fortunato di voi perché Lui ora è libero nel mondo!

Valerio Converti