L'ultima favola

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2013 - edizione 5

Andrea si tirò le coperte fin sotto il naso.
Una signora alta e scarna avanzava nella stanza scarsamente illuminata trascinando il lungo strascico del suo abito nero.
“Mamma, sei tornata?! Allora mi vuoi ancora bene?”
“Ti vorrò sempre bene. Nonostante quello che è accaduto.” Rispose la donna.
Si sistemò sulla seggiola polverosa che stava accanto al letto e aprì un vecchio volume sciupato.
“C’era una volta un bosco stregato.” Prese a narrare con voce sibilante.
La parte più umana della sua sagoma innaturale era un volto giallastro afflosciato come una candela sciolta. Le sue dita lunghe ed ossute scivolarono sulla carta.
“Vuoi guardare le figure vero?”
Andrea fece no con la testa, ma la donna si stese accanto a lui e mise il libro in mezzo. Nella prima illustrazione una graziosa fanciulla appariva spaurita. Alberi grigi la minacciavano coi rami spogli che parevano artigli.
“Il re aveva vietato agli abitanti del suo reame di entrare. Ma Bea un giorno ignorò il divieto e andò a giocare nel bosco.”

Nell’immagine successiva la fanciulla disubbidiente era circondata da turpi creature.
“I custodi del bosco avevano avvertito la sua presenza...” Continuò la voce stridula, tanto vicina che Andrea poteva sentire l’odore marcio che si sprigionava dalla bocca cavernosa.
“Per favore! Non voglio che continui a leggere!” Implorò.
Gli occhi grigio cenere della donna divennero tizzoni incandescenti.
“Come vuoi, guardiamo solo le figure allora.”
La fanciulla era stata afferrata dalle creature mostruose. Un omino dal naso adunco e la mascella penzoloni le teneva un piede, una donna dal ventre enorme e gli arti deformi le aveva afferrato l’altro. Due mostriciattoli ricoperti di bubboni le tenevano le braccia ed una vecchia arpia la tirava per i capelli.
La donna lentamente continuò a girare le pagine assicurandosi ogni volta che Andrea guardasse. Le creature del bosco strattonavano con violenza la bambina. Infine la poveretta era ridotta in brandelli. I mostriciattoli brandivano chi un arto, chi un organo, altri ancora si accanivano sulla carcassa rimasta a terra per avere la propria parte, la propria porzione di carne.
Andrea sussultò.
“Perché continui a raccontarmi questa favola? Lo sai che mi fa paura!” Piagnucolò.
Il volto sformato della donna plasmò il ghigno insano di chi non ha una spiegazione. Il ghigno che
Andrea non poteva più a tollerare!
“ADESSO BASTA! IO TI AVEVO PERSINO PERDONATO PER QUELLO CHE MI HAI FATTO IERI NOTTE!” Urlò.
Scansò le coperte e si erse imponente. Trasfigurato. Il suo volto era una maschera emaciata. Il suo collo era segnato da lividi bluastri. Si avventò sulla mamma! Le si gettò addosso e prese ad infierire su di lei. I resti aguzzi dei suoi denti frantumati affondavano ripetutamente nella carne e le piccole mani scavavano furiosamente.
Ella non poté nulla contro la forza sovrannaturale che le si era ribellata.
Ed il suo cadavere fu rinvenuto col petto ed il ventre squarciato accanto a quello del figlio.

Katia Di Martino