Dalla carne

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2012 - edizione 11

Il rumore delle ossa sotto la macina per granaglie... Riesco ancora a sentirlo. Quanto tempo è passato? Un anno?

 

Nessuno avrebbe dovuto sapere. Tra trent’anni, forse, colto dal rimorso o smanioso di condividere il mio piano perfetto, avrei confessato
Magari al maresciallo Bandelli – quel cane che sbavava dietro mia moglie da sempre – snocciolando dettagli su com’era stato soffocarla nel sonno e trascinarne il corpo magro giù al mulino. Il suono della macina che divorava quella vita dedita ad ammorbare da troppo tempo la mia. Il mangime per maiali che si colorava di rosso.
Mi sarei soffermato sulle abitudini disgustose di Aja, per giustificare il mio gesto. La sua passione per i luoghi abbandonati della Val Pellice, le notti in cantina, dalla quale si levavano miasmi malsani e un terrificante salmodiare. L’odio che mi scaricava addosso, additandomi come “l'inutile contadino che l’aveva ingannata”.

Ieri sera, la cena. Organizzata per stare con gli amici che non avevano mai visto di buon occhio la straniera, riportata in Italia dalla guerra in Africa. Gli stessi che, come buona parte del paese, si toccavano o facevano le corna contro il malocchio quando la scorgevano arrancare con quella sua andatura zoppicante per i vicoli umidi.
Un’ordalia di carne alla brace. Tagli freschi e sugosi ottenuti macellando i miei maiali, quelli nutriti col prelibato mangime prodotto al mulino.
Brindammo con gioia alla misteriosa scomparsa di Aja.
Quando la combriccola si accomiatò, satolla e ubriaca, pensai che si sarebbero ricordati a lungo di quella cena.

 

Solo io, invece, ricordo il silenzio dell'alba seguente. Il doloroso istante in cui le grida lo frantumarono, squassando il paese.
Biascicanti, urlanti, vendicativi figli della strega, rinati vomitando quella carne, infetta della sua carne.
Portano il suo odio.
Salgono la collina, circondano la casa.
Unghie spezzate alla porta.
Arrivano.

Luigi Musolino e Matteo Poropat