Il ragno

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2012 - edizione 11

Quel ragnetto, che ormai da più giorni se ne stava indisturbato, attaccato alla ragnatela sulla parete del mio studio, cominciava a infastidirmi. Finora non avevo mai pensato di abbatterlo, mi era simpatico; sapevo poi che uccidere i ragni porta male, non che fossi superstizioso ma mi c’ero affezionato. In fondo era quasi di casa ormai, chissà, magari teneva lontano gli insetti. Io odio gli insetti, sono così inutili.
Ad ogni modo quella sera ero particolarmente nervoso. Il lavoro un disastro, la ragazza mi aveva dato buca, ed io depresso a casa col ragno. ‘Bella vita tu. Non lavori, te ne stai tutto il giorno sulla tua ragnatela a caccia d’insetti e te la godi è... Ora ti accoppo io!’ Prendo la scopa e, senza che il mio ex amico possa neanche abbozzare un principio di fuga, lo colpisco! Tolta la ramazza il ragno cade a terra, ancora vivo, prova a scappare lungo il battiscopa ma, implacabile, lo schiaccio con la ciabatta! Le lunghe gambe, sottili e pelose, si muovono ancora, accartocciate su un fragile corpo ormai spacciato. Mosso da umana pietà lo colpisco un’ultima volta spiaccicandolo sul pavimento. Amen! Vado in bagno, prendo della carta igienica per dare al ragno un’onorata e degna sepoltura nel water, ma quando torno nello studio le spoglie dell’aracnide sono sparite, svanite nel nulla! ‘Eppure l’ho ucciso un attimo fa, proprio qui...

All’improvviso un dolore atroce, lancinante, pervade la mia schiena. Cado a terra paralizzato, su di me si avventa un gigantesco essere tentacolare nero che inizia a mangiucchiarmi, sezionandomi con cura in minuscoli pezzi. Il respiro viene meno: l’enorme ragnatela in cui sono intrappolato stringe ed il veleno comincia a far effetto.

Marcio Roberto Baldom