Mamma, Papa'

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2012 - edizione 11

– Mamma, Papà...
Aprì gli occhi, nel buio della camera da letto.
– Mamma, Papà...
Non era un sogno. Sentì nuovamente la voce, e mentre veniva sopraffatto da affanno e tremore riaffiorarono i ricordi. Suo figlio che si affaccia alla porta della camera, il pigiama azzurro e l'orsacchiotto sotto il braccio.
– Posso dormire con voi? Ho fatto un brutto sogno.

 

– Mamma, Papà...
L’immagine eterea e luminescente gli si materializzò di fronte, sospesa a mezz'aria.
Glabro, gli occhi infossati, aveva addosso il pigiama bianco dell'ospedale. La cannula per la chemioterapia infilata nel braccio. Si voltò di lato e indicò la porta.

– No!
Cercò di svegliare sua moglie, ma lei non era nel letto. Sentì uno schianto provenire dal bagno. Accese la luce, mentre lo spettro si dissolveva in una nebbia rarefatta, continuando a indicare fuori dalla camera. Le sue labbra si aprivano e si chiudevano alternativamente, senza emettere alcun suono, cercando di pronunciare la più riconoscibile tra le parole: “Mamma”.
Scese dal letto. Tremante e in equilibrio precario corse in direzione del bagno. Inciampò e cadde. Sollevò la testa. Lo sgabello rovesciato, una pozza di urina, i piedi bianchi sollevati dal pavimento. Era lei, la testa china e una fune intorno al collo.
Una fitta lancinante gli trafisse cuore.

 

– Mamma, Papà...
Aprì gli occhi. Suo figlio, ai piedi del letto.
– Ho fatto un brutto sogno, posso dormire con voi?
– Ma certo, vieni. – rispose il padre.
Il bambino salì nel letto. A gattoni si portò tra loro due. Abbracciò l'orsacchiotto e si rannicchiò, chiudendo gli occhi. Il padre gli tirò su la coperta, fino a coprirlo quasi del tutto. Gli accarezzò i capelli e gli passò la mano sulla fronte. Era caldo, forse aveva la febbre.
Sua moglie dormiva, non si era accorta di niente.
– Dormi, piccolino. – gli sussurrò all'orecchio.
“La solita influenza”, pensò.

Thomas Pitt