Effetti speciali

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2012 - edizione 4

“Dicono che questa discoteca abbia effetti speciali mai visti.”
“Eccola, guarda come è illuminata!”
“Però non vedo macchine.”
“Il parcheggio sarà dietro. Dai, andiamo.”
L’uomo della sicurezza li lascia entrare, niente biglietto, è una serata promozionale.
“Comincia bene, vedrai che divertimento!”
“Non sento musica.”
“Sarà ancora presto.”
Appena entrano nella sala tutto si anima, musica assordante, luci che accecano, ma i pochi ragazzi sulla pista ballano stancamente.
“Strano, sembra che per iniziare aspettassero solo noi.”
“Sembra, ma sarà soltanto un effetto speciale, te l’ho detto.”
Si guardano intorno, tutto è regolare: una discoteca il sabato sera.
“Lo vedi il bar? Vorrei una carica alcolica prima di scatenarmi.”
“Io mi sento un po’ strano, come spaesato, disorientato...”
“Ti ci vuole un bicchiere!”
Girano intorno alla pista cercando il bancone, intanto guardano quei ragazzi un po’ annoiati, un po’ svogliati che ballano senza divertirsi.
“Ti sembra normale?”
“Bhò, aspetteranno che inizino gli effetti speciali.”
“Salve ragazzi, che vi preparo?”

La voce improvvisa del barista sorprende Luigi e Mario.
“Quello che vuoi, basta che sia forte.”
“Lasciate fare a me, roba da estintore.”
Il bancone sembra un’astronave, luci, cromature e tanti specchi.
“Guarda che specchi strani, non riflettono la sala e neanche noi che siamo proprio qui davanti.”
“Vuoi vedere che siamo fantasmi? Effetti speciali, no?”
“Sarà, ma è un po’ lugubre.”
“Finalmente si beve, ora tutto migliorerà.”
“Porcheria, non sa di niente.”
“Che vuoi, è gratis.”
Una ragazza si avvicina, è bella, ma triste e fuori luogo in quell’ambiente.
“Siete nuovi arrivi?”
“E’ la prima volta che veniamo.”
“Ah, capisco…”
Si gira e torna sulla pista.
Marco e Luigi la seguono.
“Non è molto animato qui, sembrate annoiati a morte.”
“Infatti non c’è da stare allegri.”
Sotto le luci colorate i volti cambiano, la ragazza non appare più così bella e neanche gli altri. Orbite vuote, radi capelli su crani ossuti, mani scheletriche che penzolano inerti, nasi ridotti a fosse in mezzo a volti devastati.
“Ora capisco, è una festa a soggetto: Scheletri.” Luigi ride divertito.
“Non hai capito niente, tranne gli scheletri.” Risponde seria la ragazza.
“Vuoi dire…”
“Che presto anche voi sarete così.”
Mario è incredulo, spaventato.
“Noi? Noi no, scherzi! Noi siamo, giovani e…”
“Morti tra le lamiere della vostra macchina. Come tutti noi.”
I due amici si guardano terrorizzati, cominciano a ricordare: sabato notte, la discoteca, l’alcol, quelle pasticche. Lo schianto contro l’albero.
“Benvenuti tra noi, questa è la vostra festa.”
Ribellarsi, ignorare ancora? Inutile.
Ormai consapevoli Mario e Luca cominciano a ballare, un ballo triste, senza speranza, senza vita.
Il loro cambiamento è già iniziato: occhi spenti, pelle squamosa, ossa che sbucano da muscoli che non sostengono più.
La morte, dal bar, con un bicchiere e una pasticca in mano, li guarda beffarda:
“Questi sono i miei effetti speciali, ragazzi.”

Ughetta Aleandri