La marcia delle formiche

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2011 - edizione 10

Da piccolo, quando non riuscivo ad addormentarmi, ascoltavo la marcia delle formiche.
Dentro il mio cuscino, passi regolari di un minuscolo esercito che immaginavo allontanarsi imbattibile in terre lontane. Tum-tum-tum.
Poi crebbi e scoprii che era il cuore, che spingeva le tempie appoggiateci contro.
Ho conservato quel cuscino e per trent'anni ho continuato ad ascoltare quella marcia, solo per nostalgia.

 

Un mese fa, in famiglia, decidemmo di cambiare i cuscini per i modelli ortopedici della ditta Ikea. I cuscini Intedöd. Comodissimi, niente da dire, ma senza formiche. Affondai il capo in tutti i modi in quei dannati affari, ma le tempie si rifiutavano di tamburellare il concerto della mia infanzia.
Già, erano ergonomici, direte.

Ora sono chiuso in cantina, con la porta bloccata da un vecchio forno e un paio di sedie, e so che non c'entrava l'ergonomia.
Mia moglie e mia figlia sono rimaste fuori e sono state uccise.
Sapevo che non avremmo dovuto comprarli, non c'è da fidarsi delle aziende di massa, non sai mai cosa possono metterci dentro, come possono controllarti.
"I cuscini, dobbiamo ritirarli, sono guasti", le parole urlate dietro l'uscio prima che sfondassero la porta senza troppi convenevoli. A Carla, mia figlia, non hanno dato il tempo di muoversi, ma mia moglie ne ha ucciso uno prima di morire. Ho visto la testa di quell'uomo staccarsi e cadere in un angolo. Poi colpi di fucile, tanti.
Mio figlio, Alessandro, invece è qui con me e sento che ce la farò. Prima di nasconderci in cantina ha aggredito l'altro agente, gli ha aperto il collo a morsi e l'ha trascinato giù.
Ora è lui la mia speranza, quest'uomo che non conosco. E poi c'è Ale.
Saranno la mia scorta per qualche giorno. Poi si vedrà.

Alessandro Cellamare