Memento mori

2° classificato al concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2011 - edizione 10

Me la sono goduta finché è durata. Cazzo, se me la sono goduta.
I bambini che muoiono di fame? Bah, chissenefrega. Guarire le persone malate? Tanto, prima o poi devono morire. Compiere buone azioni per il mondo che va a puttane? Negativo.
Sono sempre stato un egoista.

 

Soldi a non finire.

 

Con tutti quei milioni ho girato il mondo. Ho mangiato nei ristoranti più costosi. Ho collezionato esperienze che nemmeno cento persone in una vita riuscirebbero ad accumulare. Mi sono comprato tutto quello che cazzo mi passava per la testa. Lamborghini. Ville. Anche un Cessna che nemmeno so pilotare. Ho organizzato feste in cui ho sperperato migliaia di euro in droga e vizi. Comprato cose inutili giusto per il gusto di possederle, per poi distruggerle per gioco. Perchè potevo e me ne fregavo.
Ero ricco da far schifo.

 

Il piacere della carne.

 

Mi sono scopato le donne più belle del mondo. Tutte quelle che desideravo. Mi bastava addirittura sceglierle da un catalogo, fare una telefonata e quelle si fiondavano nel mio letto, disponibili a qualsiasi cosa. Ci ho fatto ogni schifezza che mi passava per la testa. A trent'anni avevo scopato più io di un'intera città di arrapati, e mai con la stessa donna.
Incredibile vero?
Se non fosse stato per quel fottuto terzo desiderio.

 

Voglio vivere per sempre.

 

Un giorno, all'età di centosedici anni, il mio vecchio corpo non ha più resistito al tempo. Il cuore decrepito ha smesso di battere e mi sono afflosciato sul pavimento come un sacco vuoto. Al funerale c'erano migliaia di persone, le sentivo attraverso l'ebano della bara.
Questo avveniva dodici anni fa.
Imprigionato in questo corpo che marcisce giorno dopo giorno, nel buio silenzioso della mia tomba, non posso fare altro che pensare e ricordare i fasti del passato.
Per l'eternità.

Andrea Costantini