La Volta

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2011 - edizione 10

Nessuno era mai tornato dalla Volta, una volta in pietra che segnava l'ingresso nelle prigioni segrete. Era come fosse l'ingresso degli Inferi, non c'era speranza per chi varcava quella soglia e Loro volevano che tu lo sapessi. Non c'erano minacce o percosse, frustate o mutilazioni, era sufficiente l'incombere della Volta, l'unica cosa che potevo scorgere dalla mia cella.
La cella era pulita e mi davano cibo e acqua a sufficienza, ma potevo udire in lontananza grida indistinte di disperazione e dolore che erano sufficienti a farmi temere un destino peggiore della morte.
In preda al terrore mi chiedevo incessantemente come potevo fare i nomi dei miei confratelli ai loro nemici giurati, ma cosa mi aspettava se non lo avessi fatto? A un certo punto la porta della cella si aprì e vidi gli Inquisitori avvicinarsi a me nei loro lunghi abiti neri. Volevo essere forte, rimanere fedele al mio giuramento, ma confessai subito, sputai fuori tutto tremando, poi sentii ridere sguaiatamente quelle oscure figure intorno a me e realizzai ciò che era avvenuto.

Avevo confessato tutto, tradito i miei fratelli e venduto la mia anima senza che mi fosse mai stato chiesto nulla, mai inflitti dolore o privazioni di alcun genere, avevo fatto tutto spontaneamente. Ma fu allora che compresi anche la più terribile delle verità, ero già al di là della Volta...
Lamenti e grida provenivano solo dalla mia mente e non l'avrebbero mai più lasciata. Uno di Loro si chinò allora verso di me e con mani rugose e contorte si scoprì il viso: occhi come braci ardenti e... null'altro. Svenni subito e rinvenni in un sentiero dove fui soccorso da un viandante di passaggio. Mi avevano tolto tutto, onore, fedeltà alla Confraternita, i miei fratelli, tutto tranne la vita, solo perché ormai priva di alcun valore.

Simone Babini