Incubo di coscienza

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2011 - edizione 3

Luca si stava dirigendo alla casa di campagna del suo migliore amico per il consueto appuntamento del sabato. Mattia era orfano e aveva ereditato la cascina dopo la morte misteriosa di entrambi i genitori. Il giovane organizzava molte feste e ben presto la Residenza Grinter era diventata un punto di riferimento per il divertimento locale, grazie alla sua posizione isolata e la notorietà del proprietario; mandrie di giovani si recavano laggiù per svagarsi all’insegna dell’eccesso lontano dagli occhi di genitori e benpensanti. Quella volta però la festa non decollò e ben presto Luca e Mattia si ritrovarono soli a giocare a carte e sorseggiare birra sul tavolino sgangherato della cucina. Luca si sentiva irrequieto e non dipendeva dal buio o dalla nebbia che avvolgevano la casa, ma dagli atteggiamenti dell’amico. Mattia si comportava in modo insolito; si sbrodolava di continuo, non controllava il volume della voce e tremava nonostante la stufa accesa. La situazione peggiorò in fretta. Mattia diventò sudatissimo e con lo sguardo fisso sull’amico si alzò di scatto e rimase immobile: “ehi vecchio tutto bene?” - “sci sci, utto bn!”, nemmeno il tempo di finire la frase che il giovane cominciò a sbavare e ruttare senza controllo fino a crollare a terra in preda alle convulsioni e svenire. Non era morto, ma la situazione era anche peggiore. Mattia steso sul pavimento di marmo cominciò ad avere incubi senza sosta, intrappolato in un mondo onirico plasmato sulle sue stesse paure, angoscia allo stato solido. Gli incubi si svolgevano in rapida successione, una serie di immagini e sensazioni spaventose in continuo divenire. Gli parve di cadere in un burrone, ma ben presto il vuoto lasciò spazio a una foresta piena di animali feroci, i quali lo morsero al collo e si trasformarono in vampiri pronti a succhiargli tutti i liquidi. Nel frattempo Luca era in preda al panico; dopo numerosi tentativi di rianimazione, decise di seppellire l’amico in giardino per non dover dare spiegazioni riguardo a quella situazione poco credibile. Mattia soffrì ininterrottamente per due giorni.

Quando finalmente il turbinio nauseante terminò, si scoprì inchiodato a un muro, al cospetto della figura più terribile che potesse immaginare che lo osservava da molto vicino con il respiro affannoso. Era un umanoide senza pelle con la lingua lunga e gli occhi che sembravano sciogliersi e ricomporsi in continuazione. Ghignava rumorosamente attraverso la bocca brufolosa e compiva una missione di terrore: era il demonio. Il silenzio atterrente durò oltre mezz’ora quando il demone con voce grave propose a Mattia di diventare suo schiavo in cambio della vita eterna. Mattia accettò ma dovette superare ancora una prova. Si risvegliò all’interno della bara in giardino, e per vivere in eterno dovette morire di nuovo. Trasformato in mostro tuttora si aggira nel giardino di casa Grinter tormentato dalla propria scelta, e uccide per mano del male chiunque si avvicini in cerca di emozioni.

Lorenzo Vivaldelli