La donna coi tacchi

Al Dott. Amelio Massari, Procuratore della Repubblica.
Quella che segue è la trascrizione registrata di una conversazione tra l'agente semplice della Polizia Statale Alberto Fiorisi e l'Ispettore Capo della Questura di Milano, Dott. Ferdinando Chiarello.
A questa copia si associa un appunto scritto di natura confidenziale.

CHIARELLO: Mi dica perchè è venuto da me
FIORISI: Lei è sempre stato un uomo corretto e posso fidarmi del suo giudizio
CHIARELLO: Corretto forse... ma non stupido. Se lo ricordi.
(Silenzio. Rumore di sedia trascinata)
CHIARELLO: Possiamo iniziare
FIORISI: Li vedevamo spesso camminare per strada, perchè erano riconoscibilissimi. Indossavano un turbante rosso, con un simbolo nero sulla fronte. Portavano giubbotti di pelle sformata e pantaloni larghi che svolazzavano intorno alle gambe corte. Erano tutti in regola, o la maggior parte. Si inchinavano, prima di consegnarci i documenti e sembravano vergognarsi enormemente quando facevamo loro delle domande. Credo che dipendesse dal fatto che era un’etnia molto piccola, e riservata.
CHIARELLO: Questo studio di etnologia, c'entra qualcosa con l'argomento in questione?
FIORISI: Cominciarono a portarci piccoli regali. Ci venivano incontro lungo la strada e si prosternavano. Avrebbe dovuto vederli dottore... erano gli uomini più piccoli che avessi mai visto. Sembravano bambini con mani e visi da adulti. Le donne assomigliavano a bambole nere raggrinzite.
CHIARELLO: Vada avanti per favore
FIORISI:... ci regalavano collane, bracciali, orecchini... tutti d'oro e di provenienza lontana... orientale. Erano cesellati con forme molto elaborate, e uno di questi... un anello mi pare... portava una strana testa simile al volto della Madonna, ma con occhi più grandi, sbalzata in argento.
Volevano a tutti i costi che li tenessimo.
Quando rifiutavamo non sembravano offendersi. Tornati in caserma, ci ritrovavamo in tasca i gioielli senza che nessuno di noi si fosse accorto su come ce li avessero nascosti addosso.

CHIARELLO: Il vostro commissario sapeva niente di questo?
(Silenzio)
CHIARELLO: Vada avanti.
FIORISI: Cominciarono a chiamarci "i loro custodi" e ci fermavano spesso chiedendoci dove trovare lavoro, come girava l’economia in Italia... o domande ancora più curiose.
CHIARELLO: Ad esempio?
FIORISI: Se i nostri genitori fossero stati famosi soldati, se avevamo fatto solenni giuramenti per entrare in polizia, se avessimo “armi nascoste” a parte quelle che portavamo...
CHIARELLO: Fiorisi, lei mi prende in giro!Cosa mi interessa sapere se ha parlato di alta finanza o si è preso qualche gioiello? Qui si stà parlando dell'omicidio di un agente di polizia!
FIORISI: Ci invitavano dappertutto... gli inchini... ci sorridevano... nessuno sorride ai poliziotti quando fanno i controlli... dicevano che finchè ci fossimo stati noi non gli sarebbe mai successo nulla... trovavamo ancora gioielli nelle tasche... poi svanirono nel nulla.
CHIARELLO: Rettifichi "svanirono"
FIORISI: Tornammo di pattuglia e non c'erano più. Li trovavamo di solito all'angolo dei semafori, in gruppi piccoli a fissare le luci rosse e verdi, incantati dai colori. A volte si spostavano in massa per andare a vedere quegli spettacoli di Peep Show e facevano storie con i proprietari, dicendo che volevano entrare nelle cabine tutti insieme... Quel giorno e i giorni successivi, invece, scomparvero letteralmente come non fossero mai esistiti.
Un informatore che lavora nella ricettazione ci disse che quei piccoli nani scuri avevano comprato grossi quantitativi di oro grezzo. Io e Forzoni volemmo vederci chiaro.
Avevamo le migliori intenzioni quando mentimmo al Pretore e ci facemmo dare un mandato di perquisizione senza avvertire i nostri superiori. Volevamo capire questi strani comportamenti e se quei nani non ci stessero nascondendo qualcosa di grosso. La notte in cui alcuni vicini sentirono degli schiamazzi provenire da un appartamento della zona, capimmo che era il momento giusto per entrare in azione.
Quali erano le loro attività? Cosa aveva spinto quel piccolo gruppo di iraqeni a stabilirsi in città?
CHIARELLO:... e perchè non c’era più oro per voi? Continui... sono molto interessato
FIORISI: Parcheggiai fuori dal quartiere e ci avviammo a piedi verso il palazzo. Al terzo piano Forzoni sentì un rumore, simile al frinire delle cicale, che cresceva a intermittenza. Arrivati davanti alla porta segnalata bussammo, ma non ci aprì nessuno e comunque, la porta era già aperta...
CHIARELLO: Ovviamente...
FIORISI: Le pareti perdevano pezzi d'intonaco e il parquet in legno era attraversato da venature di umidità, grosse e gonfie come serpenti. Forzoni scivolò sul pavimento viscido e si appoggiò su una sedia per non cadere, quando tirò indietro la mano portò via con sè un grumo di sostanza giallastra. Ispezionando intorno, ci accorgemmo che buona parte dei mobili era avvolta da quella patina, e c'erano degli schizzi ampi anche sul soffitto.
Gli schiamazzi provenivano dal fondo di un corridoio; erano più simili a strilla che non a risate e ci guardammo perplessi: c'erano degli animali in quella casa? Ci affacciammo in un salotto completamente allo scuro e in quel momento una luce fioca si accese nella sala.
La luce illuminava decine e decine di spalle, inginocchiate in preghiera davanti al vano di una porta. A tratti si prostravano, come fanno i musulmani e quando si rialzavano, mandavano delle grida acute simili a squittii. Io e Forzoni ci defilammo in silenzio. I musulmani non sono molto amichevoli quando li si disturba mentre stanno pregando. Non c'era traccia di oro nelle altre stanze e in una specie di cucina erano stati spostati tutti i mobili per fare spazio a dei grossi fusti di birra da cui colava lo stesso liquido puzzolente che avevamo trovato all'ingresso.
Quando ripassammo in punta di piedi davanti al salotto c'era una figura che si stagliava sul vano della porta, davanti agli uomini. Era sicuramente una donna, perchè sentimmo il rumore dei tacchi a spillo e stava facendo una danza per il suo pubblico. C'era poca luce perchè potessi vedere altro. Dimenava un velo a una velocità incredibile... spaventosa, Ispettore. Sembrava non avere ossa, per quanto era snodata. Dalla folla si alzò un gorgoglio, come se si stessero tutti strozzando con delle spine di pesce e ad uno ad uno i piccoli uomini si alzarono dalla loro preghiera dirigendosi a piccoli passi verso la donna. Lei li abbracciò tutti... tutti... senza interrompere la danza. Qualcuno portò dei contenitori... e loro la sommersero coi minuscoli corpi.
Dopo l’episodio ci facemmo mettere in aspettativa per un paio di giorni, prima di tornare di pattuglia. Ho visto cose peggiori nel mio lavoro, ma questa immagine la porto sempre negli occhi come un brutto sogno.
CHIARELLO: A quando risale questo episodio?
FIORISI: Aprile... circa
CHIARELLO: Adesso ho la prova che lei mi prende in giro. E' assolutamente sicuro che il Forzoni fosse con lei quella sera?
FIORISI: Sono sicuro, Dottore. Io e Forzoni siamo stati in coppia... fino a due mesi fa
CHIARELLO (Sospiro): Glielo ripeterò un'altra volta: è sicuro che quella sera di sei mesi fa lei si trovasse in compagnia dell'Agente Gaetano Forzoni?
(Silenzio)
CHIARELLO: Cerchiamo di ricostruire insieme la vicenda... dagli esami fatti sul Forzoni, risulta morto almeno da un anno...
(Rumore di sedia, interferenze, una porta che sbatte e rumore di sciacquone)
CHIARELLO: Si sente bene?
FIORISI: (Mormorando) La stessa gelatina dei barili...
CHIARELLO: Venga a sedersi. Se la sente di continuare?
FIORISI: Cominciarono a guardarci storto. Nessuno ci aveva visto quella sera nè avevano visto la volante... di questo sono sicuro, Dottore.
Una mattina, due di loro comparvero in strada per sventolarci un cubo marrone sotto il naso. Erano rossi come peperoni e gesticolavano molto. Strillavano come ossessi.
"Noi siamo importanti... " dicevano agitandoci davanti quell’affare "... noi portato fuoco... a voi".
Erano così agitati che non si rendevano conto di essersi avvicinati troppo. Quando prendemmo gli sfollagente uno di loro fuggì terrorizzato squittendo, l'altro rimase allibito, come gli avessimo fatto un'offesa vertebrale. Si lasciò ammanettare con facilità e lo conducemmo verso la volante ma appena attraversammo la strada, sentii un urlo alle mie spalle. Non c'era più traccia dell'omino e Forzoni era pallido come un cencio.
"E' rotolato nel tombino" balbettò, qualunque cosa volesse dire. Mi ricordo che lo presi in giro per tutto il pomeriggio, e lui non rispose mai. Povero ragazzo...
CHIARELLO: Lasci perdere i tombini e mi dica cosa successe poi
FIORISI: Nel quartiere avvennero parecchi furti di gioielli. Gli esperti non hanno mai capito come i ladri riuscissero ad entrare nelle case, dal momento che non erano visibili segni di effrazione. Unico indizio: un buco nella parete che dava sull’intercapedine del muro.
Facemmo rapporto ai superiori, che ci dettero l'ordine di intensificare i controlli. Dapprincipio io e Forzoni ci dividevamo il quartiere per poi reincontrarci e confrontare i dati, in seguito non ne fummo più capaci. Quando eravamo soli ci sentivamo osservati, anche quando non c'era nessuno nei paraggi.
Il nostro informatore mi disse che nessuno degli oggetti rubati era finito nelle mani dei ricettatori della zona. Tutto quell'oro era semplicemente sparito. Anche gli omini si erano eclissati di nuovo, ma li sentivamo comunque vicini. E' difficile da spiegare... sà quando in mezzo a una folla che vede un film lei si sente osservato e girandosi vede un altro uomo che ha appena voltato la testa? Era questa la sensazione, ed era ostile.
CHIARELLO: Lei pensa che avessero scoperto l’effrazione in casa?
FIORISI: Non credo questo... penso sia... per la crisi. Il prezzo dell'oro... del cibo... l'aumento degli affitti. Ci odiavano perchè non potevamo proteggerli da questo.
Ha letto sul giornale di cosa è successo la settimana scorsa al G9 di Seattle? Venti poliziotti morti e tutto per un semplice controllo. Non siamo più noi a contenere loro... sono loro a caricare noi!
Chiedemmo il trasferimento e il Commissario ci disse che non se ne sarebbe parlato fino a quando questa ondata di furti non fosse cessata.
(Silenzio)
CHIARELLO: Vada avanti, la prego
FIORISI: Ha sentito il rumore? Lo ha sentito? Era un ticchettio.
CHIARELLO: Fino ad ora ho sentito solo panzane
FIORISI: Non mi crede? A questo punto non importa. Dio mio... si fidavano di noi, lo vuole capire?!
Sono giunti dall'Iraq evitando i villaggi musulmani... poi il traghetto dalla Grecia a qui. Si sono mossi in fretta... ma come avranno fatto col peso? Forse si muovevano tutti insieme, come uno sciame, oppure sottoterra... credo che possano farlo. Sono venuti qui per essere protetti e il caro vita, l'inquinamento, la criminalità li ha messi con le spalle al muro.
CHIARELLO: Si calmi, Fiorisi, o esca dall’ufficio
FIORISI: Io l’ho sentito! Non sò cosa sta aspettando, ma dobbiamo sbrigarci.
Non credo che siano gli unici. Chissà quali altre etnie vivono in città e sono sul punto di esplodere? Sono milioni di uomini quelli che calpestano la Terra da milioni di anni. Ci preoccupiamo dello sterminio di una piccola etnia come i Curdi, ma chissà quali altri popoli continuano ad esistere con i loro culti e le loro usanze antichissime...
(Voci confuse, passi)
FIORISI (non confermato): Non voglio tranquillanti! Non sono pazzo!
(Brusio indistinguibile. La voce di Fiorisi è meno stridula)
FIORISI: Non spenga il registratore.
FIORISI: Cosa accadde quella sera?
CHIARELLO: Sentimmo dei rumori... andammo... avevano ammucchiato tutto l'oro in un seminterrato e facevano la guardia... la vedemmo... lui provò a chiamare... scappammo... mio Dio, chi ci avrebbe creduto?... era là davanti a noi... gli servivano due appartamenti per nascondersi... lei può spostarsi... incredibile.
Sembrava una donna con un velo, ma non era tessuto!
Forzoni lanciò un gemito di sorpresa quando lei lo afferrò sussultando e il velo si aprì... ho pianto... ho vomitato... forse dopo... mi sono nascosto a pregare...
(Singhiozzi. Schianto. Urla. Ticchettio velocissimo.)

 

In nota:
A questa copia si associano le più profonde condoglianze da parte di tutto l'Archivio per la prematura scomparsa dell'Ispettore Chiarello, al quale sappiamo lei essere stato particolarmente vicino in qualità di amico e collega.
Se a questo verbale vuole aggiungere il rapporto del medico legale, le allego il numero di cellulare del Dott. Fornigari: 33****. Temo purtroppo che sia impegnato a ricomporre le salme del dott Chiarello e dell’agente Fiorisi e ne avrà per molto, considerato lo scempio brutale al quale sono stati sottoposti i corpi. Dal rapporto della scientifica pare che siano stati aggrediti con dell’acido e delle armi da taglio di media grandezza. Nella stanza d’interrogatorio hanno trovato anche un grosso foro di circa venti centimetri di diametro, all’altezza della grondaia, sul muro accanto alla finestra. Altro non posso dirle, dal momento che mi lega il segreto d’ufficio.
Rinnovo a nome di tutti i colleghi, le mie più sentite condoglianze.
Dott. Giuliano Franceschini - Capo Archivista - Questura di Lambrate

Alessandro D'Anza