Speculum

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

Ehi tu, sì tu che stai leggendo, voltati!
C’è un muro, vero?
Osservalo!
Attentamente.
Se guardi bene riuscirai a scorgere delle macchioline.
Sono piccole, tonde, come bottoni senza la loro asola.
Non le avevi notate vero?
Riaffiorano sai.
Diverse volte quel muro è stato tinteggiato ma quelle macchioline tornano.
Tornano come le colpe che abbiamo dentro e che cerchiamo vanamente di coprire o se preferisci le nostre paure che più esorcizziamo e più si insinuano nell’anima.
E’ sangue!
Non ci credi?
Mettiti comodo e leggi.
Un uomo abitava in quella casa.
Era solo, aveva la tua età e amava leggere, proprio come te.

Una sera dopo aver letto un racconto horror, chiuse il suo libro, si alzò dalla sua poltrona e andò in cucina. Sul tavolo ancora i resti di una cena frugale, consumata senza interesse, né lui ormai, ne aveva d’altri.
Cercò, senza premura alcuna, qualcosa nei cassetti, si versò da bere e ritornò in salone.
Tirò fuori dalla sua giacca un lungo coltello, chinò il capo, alzò la lunga lama e con forza sovrumana la abbatté sul suo collo.
La testa non cadde, una parte del collo non volle privarsene. Solo sangue e pezzi di carne schizzarono da nulla arginati.
Nessuno te ne aveva mai parlato vero?
E’ comprensibile, certe storie non si raccontano volentieri, si preferisce... seppellirle.
Come dici? Vuoi sapere quando è successo?
Vent’anni fa, nel 2010, nel novembre del 2010.
A casa tua.

Claudio Fabbrini