Trasmigrazione

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

A lungo non capì cosa mi fosse successo.
Ero convinto che le forze mi avessero abbandonato, quando ero in quel letto d'ospedale. Eppure ora mi sento più vivo che mai, e molto più forte di come ero prima. Solo che la vita è un po' cambiata rispetto a quando mi sono addormentato: le altre persone sono molto più alte di me, e quando cerco di parlare ai passanti, loro mi guardano in modo strano. Alcuni mi ignorano, altri sorridono, specie i bambini. Altri, quando sono iracondi, si sfogano su di me prendendomi a calci.
I cani, che mi sono sempre piaciuti, ora non perdono occasione per inseguirmi e aggredirmi, a volte anche in branchi. Una volta un grosso pitbull mi addentò a un braccio, fino quasi a staccarmelo, e zoppicai per mesi sui marciapiedi senza che nessuno mi aiutasse.
Ho notato anche qualcos'altro: ho bisogno di mangiare meno rispetto a prima per vivere, inoltre soffro meno il freddo, forse a causa di questa pelliccia... inoltre la mia fame è diventata insolita: ho voglia di spolpare gli uccellini sui rami, di sbranare i pesci che i pescatori perdono sul molo, di divorare luridi topi, e non dico quanto schifo mi faccia. Tuttavia non posso farne a meno, come se avessi perso la ragione e fosse un istinto animalesco a guidarmi.

Lo stesso istinto mi fa fare terribili stupidaggini, come attraversare le strade quando le auto corrono. Molte volte ci ho quasi rimesso la vita. Sono anche diventato più aggressivo: prima ero molto mite, ma se ora qualcuno mi si avvicina tento di graffiarlo, da quando mi sono accorto di avere unghie molto affilate.
Il Paradiso, la beatitudine... solo menzogne! Ora ho capito cosa è successo: ci penso sempre quando rigetto il mio stesso pelo!
Tutto è cominciato quando sono morto...

Riccardo Leo