Tecno-Shock

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

Pioggia che flagellava l’asfalto, vento che sbatacchiava le tapparelle, lampi e tuoni dal cielo in rivolta. Fuori si scatenava un furibondo temporale.
Dentro era quiete. L’uomo si rigirò nel letto, disturbato da quel concerto improvviso. Si alzò sbadigliando. Rapida sosta al bagno, poi andò verso la cucina, per bere. Movimenti di routine, automatici, senza bisogno di accendere le luci.
Molti punti luminosi, nell’oscurità del soggiorno. I led rossi della televisione e del decoder, la spia triangolare arancione del cordless, quella tonda blu del videoregistratore. Il computer portatile e il cellulare erano in carica, due bagliori gialli sul tavolo. L’orologio digitale dello stereo indicava: 03:27 am in un neutro grigio elettronico.
Un nuovo, violento fulmine. L’interruttore del salvavita scattò, secco come uno sparo. I punti luminosi scomparvero, accompagnati dal lugubre brontolio del tuono.

L’uomo si bloccò in mezzo alla stanza, confuso. Non si era spento proprio tutto. In un angolo, vicino alla finestra, erano rimasti due globi dorati fiammeggianti che, semplicemente, non potevano esistere. Sbattè le palpebre, mentre sentiva un mugugno prolungato.
Il lamento si trasformò in un ringhio, alito marcio e umido gli giunse alle narici. Quei punti luce si animarono, avvicinandosi. Preda dello shock, non riuscì a fare più nulla, neanche quando vide il sinistro baluginio di zanne d’argento.
Mentre l’intensità del temporale andava scemando, in casa tornò la corrente e, con essa, la soffusa e rassicurante illuminazione tecnologica del soggiorno. Non proprio tutta, però. L’ora sullo stereo era coperta dal sangue ancora caldo dell’uomo.

Enzo Milano