Silenzio

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

All’improvviso mi sveglio nel buio. Passo così repentinamente alla veglia dal sogno, un sogno straordinariamente vivido e a colori, che il mio corpo è ancora paralizzato, completamente privo di tono muscolare come accade durante il sonno REM.
Non è la prima volta che accade, ma la sensazione di disagio e impotenza è sempre la stessa.
Sospeso tra sonno e veglia, ancora in stato confusionale, riesco finalmente ad aprire gli occhi, ma tutto intorno a me è così buio che non riesco nemmeno a intravedere le sagome dei mobili della mia camera da letto. Improvvisamente avverto un senso di soffocamento, un riflesso indotto dall’oscurità e dalla paralisi e sento nascere in me un principio di panico crescente e inarrestabile.
Cerco allora di allungare una mano verso l’interruttore della luce, ma non posso, il braccio non risponde ai miei comandi, così come la mia voce quando in una sorta di regressione infantile vorrei gridare:- Mamma!

Ma c’è di più, mi rendo conto che intorno a me regna il silenzio più totale.
Non odo nessuna voce, ma nemmeno nessun scricchiolio, nessun ticchettio della sveglia, nessun alito di vento o cinguettio di passero all’esterno.
Niente, ci sono solo i miei pensieri.
C’è il ricordo ora meno evanescente del mio vivido sogno, sto per afferrarne il finale.
Oddio, ecco, ora ricordo il sogno, ricordo la mia vita.
Cerco invano di urlare.
Il mio corpo non è più mio, ma continuerò a esistere confinato qui, nell’oscurità due metri sottoterra... memore delle mie colpe, solo nel buio, soffocando in eterno, immerso in questo insostenibile e assordante silenzio. Il silenzio, il Nulla, in cui si consumano le anime dannate.

Simone Babini