Solo mia!

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

L'odore nauseabondo era intollerabile, inondava il pianerottolo e l’intera scalinata dello stabile, così i condomini avvisarono i carabinieri per quel tanfo malsano proveniente dall’appartamento dei coniugi Lanzetti.
Suonarono ripetutamente al campanello, ma nessuno venne ad aprire. Abbatterono la porta con un calcio all’altezza della serratura e furono subito investiti da un fetore dolciastro, intenso. Quello più giovane dei militi fu colto da conati di vomito impetuosi. Nell’entrata e lungo il corridoio erano disseminate feci, urine, immondizia, mentre alcuni ratti gozzovigliavano, in una pozza di sangue, con avanzi di cibo. Aprirono la porta dietro a quella chiazza di sangue ed entrarono:
Lame di luce calda e spietata filtravano dalle persiane mostrando il letto polveroso dove giaceva da mesi il corpo mummificato di Miriana, al suo fianco il marito Ottavio, appena sveglio le prese la mano ormai scheletrita.

- Ho dovuto farlo Miriana. Non potevo permetterti di lasciarmi, perché io ti amo – così dicendo Ottavio accostò il viso a quello del cadavere. Poi la baciò su quella che una volta era una bocca giovane, sensuale, profumata, ora solo due mascelle serrate in un ghigno ineluttabile.
- Ti avevo anche avvisata che non volevo che tu frequentassi la palestra di quel tale, da tutti conosciuto come un inguaribile pomicione. Sei troppo bella Miriana e non volevo che quel bullo ti sfiorasse neppure con un dito. Ma basta parlare, amiamoci come facciamo tutte le notti. Sei mia, solo mia, amore.
Il cadavere di Miriana tese le braccia verso Ottavio e spalancò la bocca in modo smisurato:
- No, Ottavio. Tu, sei mio! – e gli strappò la calotta cranica con un morso, mentre brandelli di cervello e schizzi di sangue imbrattavano le divise dei carabinieri.

Patrizio Greco