Ghul ha ancora fame

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

L'appuntamento era alle nove ma è sempre meglio arrivare in anticipo, per studiare la zona eccetera. L'aveva conosciuta in chat, come le altre quattro, dopo circa un mese di dialogo virtuale lei aveva proposto di incontrarsi. Qualcuno ha detto: in amore è il cacciatore a farsi inseguire dalla preda.
Lo aspettava davanti al locale, un vestitino bianco ed un paio di occhiali troppo spessi. Carlo tastò, quasi per scaramanzia, il coltello che aveva nella tasca. Si salutarono con un bacio sulla guancia. Presero da bere e Carlo la osservò meglio: non molto alta, una cascata di riccioli castani, appena larga di fianchi. Le preferiva così, larghe di fianchi, la seconda era troppo magra e non gli aveva dato soddisfazione. Dopo aveva pensato “è l'ultima”, poi la fame era tornata a farsi sentire.
Il segreto è farla rilassare, farla parlare, farle raccontare cosa vuole davvero. Carlo sapeva cosa voleva questa ragazza e sapeva che tra poco l'avrebbe avuto, come le altre.

Dopo un po' le propose di andare a fare due passi, “ho la macchina proprio qui dietro”. Entrati nel vicolo sentì che era il momento, la afferrò estraendo il coltello. Lei voltò la testa di scatto, poi il mondo fu un lampo rosso. Quando Carlo mise di nuovo a fuoco la sua mano era un groviglio di ossa e tendini, un dito penzolava attaccato per un lembo di pelle. L'ultima cosa che vide furono denti affilati come quelli di un qualche animale.
Entrò in casa, mise il vestitino bianco macchiato di sangue nella cesta della biancheria ed andò in doccia. Poi sedette nuda, solo un asciugamano avvolto attorno ai capelli bagnati, ed accese il computer. Sullo schermo lampeggiava la scritta “Hai cinque nuovi messaggi”.
Mise su gli occhiali e sorrise: Ghul aveva ancora fame.

Francesco Vico