Un leggero fruscio

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

Solamente un fruscio leggero ne manifestava l’esistenza. Dopo qualche giorno i rumori si erano trasferiti dalla camera al soggiorno, ed ora erano aumentati, da fruscii si erano trasformati in ticchettii, colpetti come di becco, ansimi leggeri. Donatella non conosceva il vicino del secondo piano, e non riusciva ad immaginare cosa potesse fare per produrre, sempre e solo di notte, quegli strani rumori.
Guardava la televisione quella sera di ottobre inoltrato, quando, pur essendo ancora giorno, i fruscii e gli stridii ricominciarono, sempre più forti, insieme a colpi di martello.
Donatella, un poco spaventata, decise di andare a dormire, e libera da quei suoni, stanca della giornata, si addormentò appena toccato il letto. Dieci minuti dopo era già sveglia: i rumori erano tornati anche sulla camera, non proprio sopra, ora sembravano provenire dal pavimento, dalla stessa camera.
Donatella di scatto prese il telefono e chiamò Umberto chiedendogli di venire da lei, che aveva paura che... Nel riquadro della porta un’ombra si stagliò, portandosi dietro tutti i rumori che echeggiavano sinistri nella camera. Donatella emise un urlo agghiacciante. L’ombra, divenuta un alto e nero figuro sogghignò e stesa la mano le gettò sul letto una manciata di grilli e poi ancora vermi nerastri e viscidi e poi ancora scarafaggi verdastri.

Donatella ormai non riusciva più nemmeno a parlare mentre Umberto la chiamava, gridando che sarebbe arrivato.
Troppo tardi: il cuore di Donatella aveva cessato di battere. Un infarto, diagnosticò il vicino di casa Dott. Caloscuro, non c’era altro a cui pensare: la giovane era riversa sul letto, la casa vuota, nessuna effrazione. Peccato, morire così a trentanni.
Scesa l’oscurità, dal piano superiore un uomo magro e nerovestito, con una grande valigia, scese le scale, attraversò l’androne, poi si avviò vero sud.
“La prossima volta sarà più facile, amichetti miei.”

Francesca Levo Calvi