Nel paese delle meraviglie

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

“Era una notte buia e tempestosa quando Alice attraversò lo specchio.”
Alessia batte i tasti euforica, finalmente folgorata dall'ispirazione: una rivisitazione horror del capolavoro di Carroll, sarebbe stato un best-seller e lei una vera scrittrice. Soprattutto ricca.
Aaaaahhhhhhhhhh... tooonfff... tonf.
Ne ha le tasche piene del vicino. Non si può lavorare con quel casino persino di notte. Basta. Scatta decisa verso la porta e... click.
La stanza scivola nel buio ovattato. È saltata la luce.
Clangori e riflessi entrano dalle imposte, danzano sulle pareti e sui mobili spigolosi, tranne sul futuristico schermo 3D del suo portatile, dal quale esplode una luce incandescente, le parole si azzerano e uno specchio d'argento liquido s'infrange in onde elettriche.
Gonfia, la carne grigia staccata, il vestitino vittoriano lercio, l'osso del collo rotto e due uova marce nelle orbite, Alice ciondola la testa freneticamente e nasconde qualcosa di tagliente dietro la schiena.

Che sfacchinata, pensa il ragioniere del terzo piano. Tutta colpa di quella stronza e lui ha perso il controllo. Sul lavoro non capita mai. Con gli amici nemmeno. Ma lei, diosanto...
Fa qualche scalino guardingo, è notte ma non si sa mai. La luna nelle scale basta per trascinare giù il sacco, dopo avrebbe pensato a quella ficcanaso di scrittrice della mutua. L'ha sentito di sicuro, occorre un alibi, una scusa.
Forse il tritacarne avrebbe fatto gli straordinari nonostante le ossa abbiano già causato il blackout nel palazzo.

 

Aaaaahhhhhhhhhh... tonf.

 

La testa spicca via, compie due rimbalzi e atterra sulla poltrona.
Alice riprende la mezzaluna di zucchero e canditi - qualche dente è rimasto attaccato - saltellando verso il buco nell'albero secolare.
L'immagine svanisce. Torna la luce.

 

Fischiettando in cortile il ragioniere pensa che è proprio una serata come tante: poltrona, zapping e tanta noia.

Fabio Marangoni