Io ti assolvo

Il sacerdote sollevò le braccia al cielo e gridò estasiato:
- Siamo pronti, Signore! Giudicaci!

 

I nobili e i mercanti furono i primi, com’era prevedibile. Sono i primi a peccare, ma anche i primi a volersi ripulire l’anima e ad andare in cielo candidi come alla nascita. Stavano fieri in coda, spingendo avanti con orgoglio la propria discendenza. Loro, i primi della terra, dovevano essere i primi ad ascendere al cielo.

 

Il sorriso gli si congelò sul volto. Nulla stava accadendo.

 

Al primo bambino cui tagliò la gola, percepì un soffocante senso di nausea. Non si aspettava la fontana di sangue che gli si riversò sulla veste, ma la fede lo sostenne, in quel momento come in tutti gli altri.

 

Il sole stava facendo capolino all’orizzonte e, di minuto in minuto, il silenzio si faceva sempre più pesante.

 

Poi fu il turno di tutti gli altri, contadini, stallieri, servi, garzoni. C’era anche quella ragazza, quella che lo guardava appassionata mentre lui gridava le sue prediche e li spronava tutti all’espiazione. Lui stesso aveva peccato più volte, immaginandola come non avrebbe dovuto. Quando le tagliò la gola, sentì qualcosa irrigidirglisi tra le gambe.

Il sacerdote sollevò ancora una volta le braccia al cielo e gridò:
- Vieni, Signore! Il momento è giunto!
Ma stavolta c’era un’incrinatura nella sua voce.

 

Bisognava tagliare la gola a tutti, perché nell’agonia della morte evitassero di imprecare e spergiurare, così da non diventare nuovamente peccatori.
- Io ti assolvo da tutti i mali - e passava il filo della lama su tutti i colli che gli si offrivano devoti. Tutto il suo gregge si sarebbe presentato dinnanzi a Dio purificato da ogni peccato.

 

Il sole sorse e nulla era accaduto.

 

Era l’alba del Giudizio Universale. Così era scritto, così era stato detto nelle sue visioni. Gli angeli lo avevano avvertito, era certo di non essersi sbagliato. Eppure il pallido sole era lì, non c’erano squilli di tromba, nessuno scendeva a giudicare le anime che con tanta fatica aveva purificato.
Il sacerdote si guardò confuso la veste, ormai in un'unica tinta rossa, come se stesse indossando il sangue stesso. Poi guardò dietro a sé la piazza del paese, la carneficina che aveva lasciato, i corpi sparsi a terra come bambole rotte.
Strascicando i piedi, lentamente, si allontanò.

Marco Battaglia