Piacevole brillamento

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

“Andrea!” disse mentre soffocava.
“Oh Maria, cosa ti turba?” rispose il conte.
“ D-D-Delfina! Delfina!” il viso cupo, livido, di Maria, guardava attonito nell'abisso.
La donna si accorse di aver fatto un errore fatale. Aveva lasciato la bambina nelle mani di un inquietante pedofilo.
In pochi minuti, presa dalla follia, Maria aveva già decapitato l'amante Andrea con un'ascia scarlatta, lasciata sulla fredda via da qualcuno. Gli occhi spalancati e rigidi osservarono ora le mani penetrare il petto squarciato dell'uomo. Cercava il cuore.

Lo trovò. Lo strappò. Lo divorò. Nel gelo statico dell'inverno romano, ebbe inizio la metamorfosi. Tutti gli organi della creatura scomparirono, gli occhi erano già fuori dalle orbite, la pelle aderente alle ossa e...
“Madre... madre!”... sussurri. La donna, sudata, si svegliò di soprassalto, ritrovandosi nella sua stanza a Schifanoja, con la piccola Delfina, preoccupata, ai piedi del letto: “Madre!”.
“Oh Delfina, un incubo... Andrea... tu, nelle mani di quel... vieni qui, lasciati abbracciare”.
Le due si addormentarono abbracciate, tranquille, mentre la stanza veniva invasa dall'ombra di un' ascia e da un isterico ghigno perverso.

Antonio Tatulli Frizzo