L'uomo nero

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

L'estate era conclusa. Il caldo però, non voleva proprio cessare.
I ricordi felici delle giornate dagli zii riuscivano a non farlo pensare a ciò che lo aspettava. Con la mente lui era ancora là, con i suoi compagni di giochi, nel mare turchese, sotto il sole cocente.
Una goccia di sudore gli percorse la schiena, scuotendolo.
Era di nuovo a casa, di nuovo con suo padre. Non c'era niente di allegro.
Le lenzuola del letto aderivano al suo corpo a causa del sudore. Quello era il suo scudo. Il caldo era sopportabile. Doveva.
Tornò alle storie con gli amici in riva al mare. Storie da brivido. L'uomo nero lo colpì particolarmente.
Rammentò i ragazzi pietrificati nell'ascoltarla. “L'uomo nero che vive sotto il letto. Un avviso riceverai e ritorno mai più farai”.
Il silenzio rotto dal rumore dell'ascensore in fermata. Erano le otto, poteva essere solo una persona.
Pesanti passi davanti all'ingresso. La chiave faticò ad entrare nella serratura, sicuramente era ubriaco. L'epilogo della serata era già scritto.
Chiuse gli occhi e strinse le lenzuola sopra il capo.
I passi proseguirono diretti verso la sua camera.
La sagoma del padre comparve da dietro la porta cigolante.

Il lenzuolo venne via con uno strattone e Alessandro rimase senza difese.
Respiro affannato, un rozzo grugnito. Neanche una parola al proprio figlio. Arrivò la prima fitta alla schiena.
Alessandro non riuscì neanche a gridare per il dolore.
Attese tremante il secondo colpo, che però non arrivò. Un assurdo silenzio avvolse l'intera camera.
Suo padre era tremante a terra. Di fronte a lui, una figura nera, imponente.
L'uomo chiedeva pietà, implorando, piangendo. L'ombra lo conosceva. L'armadio si aprì da solo e i due ci si persero dentro.
“L'uomo nero che vive sotto il letto. Un avviso riceverai e ritorno mai più farai”.

Tiziano Ciocci