Io non ho paura

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Cigolava come un incubo preconfezionato dallo sceneggiatore di una soap opera. Non aveva mai avuto paura del buio. Né aveva intenzione di iniziare ora, con quello stupido canticchiare metallico dell’anta di quel vecchio armadio. Sapeva che era solo suggestione. Si girò sul fianco e provò ad appisolarsi. Poteva farcela. Eppure il cuore le batteva all’impazzata. Vibrava nella cassa toracica. Chiuse a forza gli occhi. Li serrò.
La testa si fece incredibilmente leggera...
Un odore penetrante e acre pervase rumorosamente la stanza. Non poteva davvero addormentarsi. Allungò la mano madida di freddo sudore sul comò. Accese la luce. Intermittente. Si rifletteva nervosamente sulle tende di velluto rosso della sua stanza. Che scelta audace quella dell’albergatore: tende di velluto rosso.
La sua pupilla si allargava e si stringeva nevroticamente fra l’andirivieni della luce della lampadina fluorescente. Tremava.

Si alzò. Quando il primo piede toccò il pavimento, l’anta di destra rimase socchiusa e il latrato dell’armadio cessò. Il pavimento era tremendamente freddo e ruvido di polvere. Silenzio.
Oscuro. Pesante. Il silenzio: poteva sentire il pesante velluto rosso delle tende agitarsi al flusso dell’aria calda dei caloriferi. Poi di nuovo qualcosa... qualcosa che sembrava gocciolare dal buio di quell’anta. «Io non ho paura. Io non ho paura» e procedette pavida verso l’armadio. Respirò pesantemente. Con gli occhi socchiusi, allungò la mano per aprire cautamente il guardaroba.
Quando l’anta si spalancò sulla sua testa, bionda e mozzata. Grondante di sangue. Appesa a una gruccia d’argento. Trapassata da parte a parte dal gancio metallico.
L’anta si richiuse repentina, mostrandole il riflesso del suo corpo privo di testa. Dal buio dell’armadio un agghiacciante urlo cercava di sprigionarsi nel buio «IO NON HO PAURA! IO NON HO PAURA!».

Valentina Vellucci