Chiederai pietà

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Questa notte avrò la carne con cui nutrirò la mia fame.
Cammina ondeggiando sulle sue gambe muscolose si è lasciato sedurre dall’alcool, respiro accucciata fra i cespugli la sua vita disfatta da pensieri inutili.
Pochi sorrisi e finte carezze si abbandona al mio volere, mi segue ed è già mio.
Lo lego e lui ride pensando ai piaceri del sesso, io rido pensando al mio di piacere.
Stringo forte le corde e ride ancora, lo bendo e le sue labbra sono spaccate in due rossi lembi, il coltello affilato lentamente allarga la sua bocca che ora urla.
Rosso sangue scivola ai lati del suo collo ed io lecco avida di vita calda.
Un taglio netto e le sue orecchie cadono sul cuscino bianco, incido delicatamente la sua fronte sudata, lui urla e si dibatte ma è già stanco.
Tiro e strattono.
Ho legato i suoi lunghi capelli attorno ad un bastone, attorciglio veloce, la sua fronte pian piano lascia il posto alla sua carne viva, attorciglio veloce e lecco il suo sangue dolce.
Rantola ma non muore ancora.

Getto il suo scalpo a terra e procedo sicura.
Il mio cane annusa e scodinzola felice.
Capovolgo il suo corpo mani e piedi legati e dondola, dondola la lama sul suo ventre taglia piccoli spacchi e poi ancora, grosse gocce non arrivano a terra Rod lecca con la sua grossa lingua liscia.
Un nuovo taglio ed il suo ventre si apre, respira ancora mentre il suo intestino inizia ad uscire, lo sbendo i suoi occhi chiedono pietà, ma per le streghe è una parola sconosciuta e gli sorrido dolcemente mentre con gesto sicuro gli arpiono le palpebre tirando sicura.
Un impalpabile lamento, lo sento, ne godo.

Francesca Tombari

Scrivo per divertimento e passione, sono stata pubblicata in alcune antologie.