Mi hanno preso

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

Mi hanno preso. Qualcuno ha sentito l’urlo della bambina. Ha urlato una volta sola, non sono stato abbastanza attento. Ma avevo fame. Non potevo più aspettare.
La carne era tenera e ottima, il sangue saporito in quel modo acerbo che solo lei poteva darmi.
Ma mi hanno preso. Mi hanno picchiato, innanzitutto. Non mi è dispiaciuto, mi piace il dolore, e il sapore del mio sangue. Ho dei problemi con costole e denti, adesso, ma il dolore mi tiene sveglio e attento. Mi hanno legato polsi e caviglie e chiuso in cella di isolamento. Immagino una lunga fila di persone che cercano di guadagnarsi una chiacchierata con me. Ormai sono famoso.
E’ una malattia, un desiderio che uccide qualunque altro pensiero. Io digerisco tutto. Carne, ossa, cartilagine. Posso mangiare un corpo umano completamente, ogni sua parte tocca il mio palato. Un sapore nero che arriva dallo stomaco dei miei antenati, e attraverso di loro dentro di me. Io mi abbandono ad esso in un amore cieco. E ogni volta è diverso, perché siete tutti miei figli, dopo. E’ il rito sacro dei denti e della carne, della morte per la vita, del sangue di qualcun altro che diventa tuo per sempre. Io divento te.

La notte sta per arrivare, e pensano di avermi sotto controllo. Pensano che queste manette a mani e piedi e una guardia che sbadiglia là fuori siano abbastanza. Ma le manette non saranno un problema, quando mi scarnificherò con i denti il pollice sinistro e il tallone sinistro. E la guardia si avvicinerà presto, attirata dall’ultimo rumore che sentirà.

 

Siete tanti, là, fuori dal mio corpo.
Voglio la vostra carne. Vi voglio dentro di me.
Tutti.

Guido Frare

Mi interesso di letteratura fantastica da sempre, in particolare di fantascienza e horror. Ho già partecipato alcuni anni fa con ben tre racconti a un concorso di fantascienza umoristica (Fantabassiano). Nella vita reale sviluppo software in un'azienda di giochi e servizi.