Agatha, trick or treat?

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

Notte di Halloween. Nevica da ore sulla cittadina di Nowerville. La bufera e l’oscurità inghiottono in crescente solitudine la misera casa di mattoni rossi sulla collina, nelle vicinanze del cimitero.
Agatha se ne sta accucciata sul letto aspettando invano, alla vaga luminosità dei tizzoni nel caminetto quasi spenti, che sua madre Melissa si rianimi: tornata dal cimitero in quella gelida mattina, si è distesa lì, occhi capovolti al soffitto, bocca deformata in muto urlo d’angoscia; dal collo rivi di sangue rappreso fluiti dal morso di una delle maledette salme erranti dal confinante sepolcreto. Nella fantasia puerile dei quattro anni di Agatha quello è posticcio sciroppo di fragole.
- Mamma, alzati! - piagnucola spesso la piccola ignara di non poter ricevere risposta.
Di colpo la carcassa scoperchia le cavità oculari voltandosi in un’occhiata infernalmente assassina verso Agatha che inizia a scappare impaurita: crede la mamma arrabbiata con lei, ma quel mostro ormai non è più Melissa.

L’aberrante creatura si precipita malamente giù dal letto scrocchiandosi all’attaccatura del braccio sinistro, insegue furiosamente la bambina lungo tutta la strettoia dello scuro corridoio, arto spezzato penzolante, sbraitando in fameliche grida. Agatha scende carponi le buie scale della cantina, si nasconde in un vecchio armadio di legno tremando di freddo, fame e paura.
Putiferio di passi inumani, oggetti sfasciati, poi un tonfo, infine funesto silenzio. Agatha lascia il suo nascondiglio, scala nel buio fino a spuntare in sala: dalla vetrata il riverbero di un’apparsa luna piena rosso sangue le mostra il corpo di sua madre riverso sul tappeto purpureo, color cenere a quella luce. La bimba si avvicina ingenuamente. All’improvviso il cadavere si rialza, la afferra, la divora in insaziabili animaleschi bocconi.
Di Agatha sono rimaste soltanto infantili ossa sul tappeto tornato vermiglio al chiarore della fredda alba di quel primo giorno di novembre.

Antonietta Terzano