Colazione

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

La sveglia combina trilli e gemiti strozzati.
Nerio si rigira malvolentieri tra le coperte, sbuffa, scalcia e scende dal letto. Si trascina verso una cucina dominata da un insolito frastuono mattutino, lanciando un’imprecazione per ognuno dei suoi sessant’anni.
Il vetro opaco della porta gli offusca la curiosità. Lo spinge con dita incerte, ma una mano forzuta sigilla il passaggio e gli vieta l’ingresso.
«No, papà!» È Giorgio, la voce un singulto impiccato. «Non entrare! Scappa!»
Poi il fragore delle corde vocali del figlio gli esplode nelle orecchie, mentre un getto grumoso colora di rosso la vetrata.
Nerio indietreggia, sbigottito. «G-giorgio?» mormora. In risposta, il lamento di sua nuora Claudia lo zittisce.
Nerio spalanca la porta, e ciò che vede è un cancro che lo priva di ogni forza.

 

Affogato in una pozzanghera di sangue, Giorgio ingoia vanamente razioni d’ossigeno attraverso i tagli che gli disegnano la gola. Un biscotto si mostra come funebre reminiscenza della quotidiana colazione.
Accanto a lui, il seggiolone caduto occulta con difficoltà un biberon e macchie di latte vermiglio. Una manina morente compare tra le assi di legno spezzate. Un biscotto mangiucchiato scivola via dalle dita ormai inermi.

Bisognoso di una sedia in cui abbandonare la propria volontà, Nerio cattura un nuovo pianto di Claudia. Segue scie di caffè e briciole, supera il muro divisorio e trova la nuora vicino al caminetto: sul suo volto, l’orrore e la sorpresa.
Un movimento fugace. Impossibile.
Saldamente ancorato alla donna, un sacchetto di biscotti grondante sangue e umori sembra ghignare. Dall’apertura strappata, una forma di zucchero e farina sovrasta l’inguine femmineo. Artigli di pastafrolla fendono la carne, mentre denti di mandorla le rubano la vita.
E quegli occhi...
Quegli occhi di cioccolato penetrano Nerio come baionette, prima che il pavimento diventi il suo nuovo letto eterno.

Simone Corà