La lacrima rossa

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

L'esplosione fu violenta e mi scagliò a parecchi metri di distanza, lasciandomi però miracolosamente incolume. Mi rialzai in piedi a fatica, ancora stordito ed avvolto da una nube densa ed oscura. Notai qualcosa d’indefinito che si avvicinava alla mia posizione. Gli chiesi più volte d’identificarsi senza ottenere risposta, presi allora il mio fucile e gli svuotai addosso un intero caricatore, certo di averlo colpito. La figura però non barcollò neppure, avanzando sempre più rapidamente. Iniziai allora a correre inciampando dopo pochi passi in un sasso, riuscendo però a mantenere l’equilibrio. Pochi istanti dopo sentii un tonfo alle mie spalle ed ebbi l’effimera illusione d’essergli sfuggito. Cinque artigli affilati sprofondarono infatti nella mia caviglia sinistra, facendomi crollare a terra urlando per un dolore indescrivibile.
Lui mi fu subito addosso.

Era piccolo, una creatura esile, alta poco più di un metro, ma con una forza sovrumana. Mi sollevò da terra con una sola mano, alzando l’altra al cielo, pronto a scagliarmi l’ultimo fendente con i suoi artigli.
La nube di polvere però si dissolse un poco e vidi con stupore che quelli non erano artigli, ma solo ossa spoglie ed appuntite.
Mi si parò davanti un piccolo corpo, crivellato dai mie colpi ed orribilmente sfigurato da fosforo bianco, che ne aveva consumato la carne in profondità.
La creatura non era altro che un bambino... o ciò che ne rimaneva.
Farfugliai allora qualcosa d’incomprensibile, piangendo, forse chiedendo pietà. Inaspettatamente l’essere abbassò la mano e mi posò a terra, fissandomi a lungo con l’unico occhio opaco che gli rimaneva, da cui cadde infine una singola lacrima rossa sul mio petto. Dalle sue labbra decomposte uscì allora un flebile, ma comprensibile: “Perché?”
Poi si allontanò, dissolvendosi in un turbinio di polvere, mentre osservavo attonito la macchia rossa che si allargava a dismisura sulla mia divisa.

Simone Babini