La festa di S. Ippolito

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

La terra scricchiolava sotto le sue ballerine e il vento frustava le gote arrossate dalla nebbia bianca invernale. Ansimava e il cuore batteva freneticamente nella corsa folle contro il tempo. Si voltò speranzosa ma terrorizzata.
Era fermo, sorridente, ma sempre dietro di lei. Guardò nuovamente dinnanzi, i capelli incollati alla nuca, le vesti strappate dalle radici aguzze della foresta.

 

La festa di S. Ippolito era l'avvenimento più importante nella piccola frazione di Torlupo e nessuno degli abitanti era mai mancato all'appuntamento, fosse stato anche per qualche malanno improvviso.
Le luci colorate delle giostre e il profumo permeante delle noccioline caramellate esplodevano nei sorrisi dei giovani e negli animi degli adulti.
La festa di fine estate era gioiosa e triste nel contempo.
Un nuovo banco si era affacciato nella piazza quella sera, un banco dai mille tesori sconosciuti e ammalianti. Azzurra si era avvicinata, gli occhi lucenti, ad osservare la mercanzia preziosa del forestiero. Osservò gli occhi dell'uomo e notò il ghigno famelico.

Correva, oramai, allo strenuo delle sue forze, contro ogni volere del suo corpo. Lacrime cocenti segnavano righe profonde sulla pelle impolverata dalla terra e il respiro corto le mozzava la gola e bruciava la lingua. Cadde improvvisamente e si morse le labbra a sangue, sbattendo il mento e il busto su una pietra.
Una tomba.
Il vampiro sorrise dietro di lei e si chinò furtivo sul suo corpo privo di difese.
Il cervello ordinò di gridare, ma un grande silenzio imperava nelle zone circostanti.
La lingua annodata dal terrore, osservò il vampiro morderle il collo, affamato.
Pianse le ultime lacrime in silenzio mentre il sangue defluiva a fiotti densi sul vestito bianco della festa.

 

Nella piazza un forestiero aveva installato il proprio banco e Rachele decise di avvicinarsi, lo sguardo raggiante, per osservare la sua preziosa mercanzia.

Federica D'Ascani

Si chiama Federica D'Ascani  ed è un esordiente a tutti gli effetti. Una passione, quella della scrittura, nata assieme l'affinarsi dei sensi e cresciuta leggendo, leggendo, leggendo. E' giovane, è nata nel novembre del 1984 e forse è stato proprio il mese invernale a caratterizzare il suo personale piacere estremo per il paesaggio glaciale e l'aurea del buio mistero... Novembre, in fondo, è il mese di Halloween, dell'irreale che torna a vivere nel mondo e forse il gusto horror dei suoi racconti è legato alla sua nascita. O forse è così solo perchè fortemente disturbata mentalmente. O forse perchè non riesce a rassegnarsi all'idea del "normale". Ma gli incubi tornano ogni notte a farle compagnia e chiedono di essere raccontati. E lei assolve al suo compito.