L'immagine riflessa

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

I suoi occhi traslucidi rifletterono per la prima volta la sagoma di quell’orrenda figura in una fredda notte di novembre. Era lì, davanti a lui. Un essere grottesco dai lineamenti soprannaturali. Sicuramente non si trattava di un uomo, questo lo sapeva bene... Lo fissò per una manciata di secondi e l’abominio fece altrettanto. I loro sguardi si incrociarono in un turbinio di pensieri confusi. Nessuno parlò, nessuno si mosse. Non si erano mai visti prima, eppure era come se si conoscessero da una vita.
Disteso a terra, ai loro piedi, giaceva qualcosa, forse l’unica cosa veramente umana nella stanza... una donna. Il volto nascosto dietro ai lunghi capelli cremisi, le palpebre chiuse e la faccia rivolta al suolo, schiacciata contro le mattonelle. Il corpo completamente cosparso di sangue, lo stesso sangue che ricopriva tutto il pavimento.

Non c’erano porte in quella stanza avvolta dall’oscurità, solo una finestra spalancata che si affacciava su un’infinita distesa d’acqua. Niente terra, nè sabbia, nè quant’altro di solido. Solo un grande oceano.
I due rimasero immobili, esaminandosi a vicenda. Lui lo osservava con stupore, spaurito dalla sua imponente figura. Vedeva le mani, le braccia; vedeva le gambe, il corpo; e soprattutto vedeva il volto, il suo volto. Un volto percosso dal dolore, i cui occhi non conoscevano felicità.
Una lacrima attraversò i loro volti, mentre lui allungò un braccio per toccare la strana figura... solo allora capì di essere davanti ad uno specchio.

Daniele Zolfanelli