Istinto

Una mano anonima aveva raccolto i fiori sotto cui riposava da tanto tempo, e lo aveva svegliato. Non significa nulla ma si trattava di violette. Migliaia e migliaia di violette profumate che avevano come unico scopo quello di nasconderlo.
Respirava ancora quando anni addietro le sue piccole mani sprofondarono nella morbida tomba. Un rumore metallico unito a un respiro sempre più pesante furono i primi e gli ultimi suoni con cui ascoltò il mondo.
Lo avevano sotterrato in un metro quadro di aiuola.

 

Pensavano di aver rimosso quell'incidente di percorso, non ne avevano più parlato, ma il ricordo spiazzò le loro vite quando scoprirono di aspettarne un altro: era di nuovo incinta.
La letizia li avrebbe aiutati ad andare avanti, a non pensare più a quel bambino che ora avrebbe cominciato a contare, perché allora erano troppo giovani, e avevano dovuto farlo.

I neonati di qualunque specie riconoscono i genitori dall'odore. È legge di natura. Dunque non stupitevi del fatto che riuscì a trovarli.
Lo videro sul letto, nella nebbia degli occhi assonnati e dalla luce lacerante dell'abatjour.
Prima che potesse rendersi conto di chi o cosa fosse quella specie di bambolotto sporco di fango che gli si parava davanti, un colpo secco e la sua testa si divise in due parti perfettamente uguali.
"Mamma" disse a lei, movendo le piccole labbra tra cui era rinchiuso il buio.
Poi le aprì il grembo e giacque accanto al fratellino.

Gerardo Di Filippo