Tum

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Il battito del suo cuore sta accelerando.
La porta è chiusa, ancorata alla parete. Ma per quanto?
Tum
Lei è sola nella stanza buia con mani tremanti e occhi aggrappati al vano del muro chiuso dal massello della porta. La via di salvezza è preclusa.
Tum
La porta sta cedendo. I cardini gridano, forse stanno piangendo. Il legno, lavorato dalle docili mani di un artigiano, ora raschiato dai brutali artigli feroci, sporchi e affilati in punta, dove è letale l’incontro con la preda indifesa.
Tum
Il mondo è sordo ai singhiozzi strozzati dal terrore. Le aride lenzuola sono indifferenti alle lacrime che come stelle fugaci cadono nell’oblio.
Mani come tenaglie con unghie rosse conficcate nei palmi rosa, sulla linea della vita.

Tum
Le dita tra i denti. La paura ha fame e non sarà sazia finché nella mente rimarrà che una briciola di ragione. La mangia e consuma come una belva che afferrata la preda ne fa ciò che vuole prima di... divorarla e leccarne le ossa.
Tum
Domina il trambusto cardiaco, solo ritmo vivente in quella oscura trappola di morte, la camera da letto… presto la sua tomba.
Nell’oscurità aleggia un rancido profumo di morte, un odore che conduce alla pazzia.
Un’insidia informe avanza, strascicando sul marmo un viscido peso. La pietà non è di sua natura, mai una lacrima sul suo grugno, mai un sorriso sull’affamata fessura.
Tum
La forma di un indicibile orrore presente nella sua amorfa aberrazione. Dal buio emerge un ruggito, due orbite senz’anima si aprono sulla preda. Può il dolore cedere alla follia?
La parola speranza... mai avuto così scarso significato.
La parola terrore... mai avuto così piena realizzazione.
Per quanto le corde vocali possano essere tirate e tirate, Lucia è sola nella sua stanza. Niente e nessuno potrà mai sentirla urlare.
Niente. Nessuno.

Simone Gabbanelli