Porta di luna

Guardai dritto nei suoi occhi, neri e profondi quanto due crateri. Anche questa volta sapevo che m’avrebbe rifiutato uno sguardo, una piccola occhiata attraverso quella porta.

 

“Da quel maledetto giorno io non l’ho più rivista. Non ricordo più la forma del suoi viso, il colore dei suoi capelli. Rimembro gli odori, i sapori di lei, così agrodolci e speziati. Nei miei timpani risuona ancora la melodia della sua voce e le note del suo violino. Mia figlia non meritava di morire al posto mio!”

 

Gli tesi due chiavi e mi chiese dove fosse finita la terza.
Non dissi nulla, ma quel silenzio trasformatosi in pallottola, mi trafisse lo stomaco e ne uscì sulla schiena.

Il silenzio ferisce, le bugie uccidono...

 

A te, destinatario di questo messaggio, chiedo di restituirmi l’ultima chiave. Contattami senza far riferimento a questo scritto. Verrò di persona a recuperarla.
La porta deve essere riaperta. Uno scambio deve avvenire nella prossima notte di luna piena...

Maria Chiara Bernasconi