A fiotti

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Non riesco a trovare Vania, la mia compagna. Ho cercato nel solaio, nel granaio, ho girato intorno alla casa, niente di niente... E’ sempre pallida, irrequieta, non si è più ripresa dal giorno dell’incidente, quando la nostra macchina uscì di strada e sbatté contro un albero. Tutti e due respiravamo a fatica, perdevamo sangue a fiotti... poi un rumore di passi, la portiera che viene spalancata, una mano dalle dita affusolate che si posa sulla spalla di Vania... e... e... faccio fatica a ricordare... tutto divenne confuso, ma in seguito capii esattamente cosa accadde...

 

Ecco Vania, è sul balconcino che si affaccia sulla stalla... sembra quasi assente... Mi indica il suo albero preferito, la roverella che le faceva ombre durante i pomeriggi estivi. Ora intravedo qualcosa... Lei mi sussurra che si tratta di un fattore, un nostro vicino al quale lei ha tolto tutto il sangue...

Era tanto tempo, mi dice, che non si imbatteva nel fattore, dal giorno dell’incidente... Quel maledetto episodio che ha segnato la fine delle nostre vite, e quel finto soccorritore che si rivelò un vampiro... Vania si ripulisce la bocca dalle macchie di sangue... ha paura del primo chiarore, vuole tornare nel sacello... Si appoggia a me... siamo rientrati in casa. Guardandola con dolcezza le ho conficcato un paletto appuntito nel cuore...
Che grido il suo... quasi sovrumano... quindi polvere, nient’altro che polvere... Spero di incontrare qualcuno che faccia lo stesso con me.

Giuseppe Acciaro