Il mendicante

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Egli si stringeva nella giacca infreddolito, mentre guardava furtivo i dintorni. Nella sera il vento ululava nella via ormai deserta, udiva soltanto qualche sporadico miagolio proveniente dai cassonetti straripanti di maleodorante spazzatura.
Il giorno precedente aveva negato l’elemosina ad una vecchina che implorava “Fate la carità...”. La mendicante lo aveva maledetto. Sebbene non aveva dato credito alle parole della vecchia, in quella sera dall’atmosfera fredda e cupa si sentiva scosso da un brivido di paura.
Passò davanti al vicolo più stretto e buio della zona. All’uomo le tenebre sembrarono meno fitte di qualche secondo addietro tanto che riuscì ad intravedere la sagoma scura di una persona accucciata per terra.
“Tutto bene?” chiese lui, avvicinandosi senza ottenere risposta. Si chinò quindi a cercare il suo viso, ma scoprì che il volto aveva perso pelle e carne e solo ragni e vermi lo abitavano. Lo scheletro emise una cavernosa risata, che lo fece cadere a terra dalla paura.
Da sotto la spazzatura contro la quale urtò, uscì fuori un essere gelatinoso con la bocca piena di denti marci. Si leccava le labbra come volesse cibarsi di lui. Egli cercò si alzarsi e scappare, ma riuscì solo a gattonare per un paio di metri, prima di trovarsi davanti a delle ombre feline, che si gonfiarono e ruggirono come tigri. All’uomo non restò che gridare per l’ultima volta . Le ombre lo graffiarono ed il sangue si sparse a fiotti sul marciapiede, il mostro gelatinoso si attaccò alla sua testa ed iniziò a succhiare, ingurgitando ossa e carne, lasciando solo la pelle tra i vestiti afflosciati. Lo scheletro si alzò e ghignando soddisfatto si vestì con la pelle dell’uomo.
Il giorno seguente, coperto di stracci e con una tazza sbeccata in mano, proprio quell’uomo si aggirava per le strade implorando “Fate la carità...”.

Sara Quero