Il crepuscolo

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Non riesco a chiudere gli occhi. Non posso più chiudere i miei occhi! Da tredici giorni le onde del sonno hanno smesso di cullare le mie notti, perché i venti ingabbiati della mia coscienza morta non fanno che urlare... Non ricordo come tutto questo è cominciato... semplicemente è accaduto.
Ho preso ad osservare il mio corpo allo specchio. Ho un aspetto orribile. Dei miei lunghi capelli setosi non restano che rade ciocche vaporose. Non riconosco più il volto affilato dell’uomo che mi scruta con occhi senza pupille dalla superficie liscia e fredda. Pare che un disumano e beffardo sortilegio abbia reso decrepito le mie carni e difficoltosi anche i gesti più semplici. Una rigidità mai provata mi serra gli arti, e ho costatato che duro enorme fatica ad articolare parole. Così resto a fissare il mostro, muto, e non provo a gridare, perché non voglio ascoltare ancora il grido inarticolato che mi strappò quella visione la prima volta, quando compresi ciò che inspiegabilmente stava accadendo.
Provo terrore per quello che avverrà.

Ho fame... sono irrequieto e continuamente straziato dai morsi di un appetito che non dà pace... Alcuni giorni fa ho addentato un tozzo di pane, ma un violento spasmo delle viscere lo ha rigurgitato non appena ho tentato d’inghiottirlo. Il mio olfatto, contrariamente all’intorpidirsi di tutti gli altri sensi, si è fatto più sottile. Sono tormentato dall’odore del sangue... Posso avvertire l’afrore di un essere animato nonostante la presenza dei muri e... dio!... mi sono nutrito delle carni di un topo! L’ho divorato mentre ancora si dimenava contro il mio palato... Eppure non ho provato alcun piacere. La mia fame è sorda, come se provassi invano ad assaporare ciò di cui mi nutro... quello che ero si sta lentamente spegnendo e forse, questo, è il mio ultimo sentimento vivo.

Dario Zanetti