L'ultima missione di Mario Carter

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Era da poco scesa la sera, Mario Carter, il Maestro Cacciatore di vampiri, si avvicinò al portone arrugginito della cappella. Dietro, i suoi cinque discepoli, giovani, volenterosi, desiderosi di vedere l’ultimo vampiro sparire dalla faccia della Terra.
-Ragazzi fate attenzione- disse voltandosi verso di loro. -Non sappiamo come quest’individuo si comporterà, quando avrò scoperchiato la sua bara.
I cardini di ferro urlarono come anime dell’Inferno, quando il portone fu aperto, Carter scese guardingo i pochi gradini.
La stanza era spoglia, dominata dal grigio del granito. L’unica eccezione era un feretro ligneo chiuso, posto al centro su un basamento di pietra.
Mario si avvicinò, i ragazzi si disposero tutt’intorno, illuminando la scena con le lampade a olio.
Con visibile emozione Carter sollevò il coperchio del feretro. Non era pesante. Cadde a terra rovinosamente.
Dentro i ragazzi videro un uomo, distinto e ben vestito, proprio come nelle storie raccontate dal Maestro. Lui, intanto, estrasse rapidamente martello e paletto di frassino.
-Non c’è tempo da perdere- sentenziò. -Un ultimo colpo e i vampiri saranno estinti per sempre!

Posò il legno sul petto della creatura.
Portò il martello sopra la testa. Esitò, sembrò avere un ripensamento, poi colpì con tutta la forza che aveva. Il frassino attraversò il torace dell’essere, spaccandogli il cuore, come Mario aveva sempre insegnato.
Nessuna reazione. Solo uno zampillo di sangue sporcò i vestiti di Carter.
I ragazzi, già istruiti, ruppero le loro lampade sul corpo della creatura.
Mentre questa bruciava, immobile, uscirono tutti dalla cripta.
-Maestro- chiese un discepolo, -come mai il vampiro non ha avuto alcuna reazione quando l’avete colpito?
Mario, rispose con una frottola, ma la verità era dentro di lui:
-Perché ho sedato troppo quel povero mortale. Perché l’ultimo vampiro è in realtà il vostro Maestro. E vorrei che vi dimenticaste di me al più presto.

Fabrizio Vercelli