Lo sgabuzzino

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

“No, ti prego... non voglio... no!” implorava Toby con i suoi occhioni lucidi mentre sostava in ginocchio davanti a lui.
Quello, dopo averlo afferrato per il polso, cominciò a trascinarlo attraverso un tetro corridoio e Toby sapeva dove lo avrebbe condotto: succedeva ogni fine settimana.
“Vado a telefonare, spera solo che la troia paghi!” gli gridò.
Aprì la decrepita porta di un ripostiglio e la luce che vi filtrò illuminò delle pareti schizzate di rosso e percorse da profondi graffi. Scagliò dentro il piccolo e ce lo chiuse.
“Sei morto, lo sai?” sussurrò una voce nel buio.
Toby si girò a fissare l’oscurità circostante.
“Me lo dite ogni settimana” rispose singhiozzando “ma la mamma pagherà e verrà a prendermi”.
“E’ quello che credevamo tutti” disse la voce, mentre volti bianchi di bambini si materializzarono nell’oscurità.
“Ci speravamo anche noi” dissero piano in coro fissando il coetaneo con le loro orbite vuote.
“Siete degli angeli?” deglutì con forza, non glielo aveva mai domandato negli incontri precedenti.

“No, Toby, gli angeli sono da un’altra parte... qui ci siamo solo noi, i tuoi fratellini” rispose uno dei bambini.
Istintivamente Toby chiuse gli occhi e si portò le mani a coppa sulle orecchie, ma non gli servì a molto, li percepiva fluttuare accanto a sè.
“Mamma e papà hanno litigato perché non hanno i soldi per mantenerci... e così morirai coperto di cinghiate... ma non avere paura, vivrai per sempre dentro lo sgabuzzino insieme a noi... manchi solo tu” dissero ancora i suoi fratelli dissolvendosi al rientro della luce.
Il padre di Toby si ergeva davanti a lui, il collo lievemente inclinato e le labbra coperte da una patina bianca. Nella destra stringeva una cintura di cuoio con la pesante fibbia che oscillava pronta a colpire, colpire, colpire... finchè farà buio anche per Toby.

Crescizz