Film horror

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Sono tre giorni che Sara si nasconde per sfuggire alla creatura. La sua pelle è sporca di terra, sudore e sangue e i suoi abiti sanno di vomito e urina. Ora accucciata come un animale, nascosta nella folta vegetazione ha sete. Sono tre giorni che non beve. L’acqua lo sa bene è poco lontana dal suo nascondiglio, ma ha paura. Le labbra si spaccano e bruciano ad ogni respiro, mentre la ferita sulla gamba si è infettata e ha reso livida tutta la carne intorno. La stoffa con cui ha fasciato il taglio si è incarnita e ad ogni tentativo di staccarla un gemito le esce dalla gola. È sola e disperata, sa che dei suoi amici non è rimasto nessuno.
Sono morti tutti.
Il loro campeggio, dedicato alla comune passione per l’arrampicata, da quella maledetta sera trascorsa a ridere e scherzare sui film horror, si è trasformato in un incubo senza fine.

Paolo, il primo ad essere ritrovato, ricordava i film sui vampiri e la sua testa, con addosso ancora un’espressione stupita, è lì poco lontana da lei con i segni inequivocabili di un morso sul collo. Pietro appassionato cinefilo del bianco e nero, ricordava i film del mostro della laguna nera ed era lì, nello stagno, che il suo urlo era stato risucchiato per sempre. Marco, invece, era un sostenitore della famiglia Hewitt e quello che rimaneva del suo corpo, dondolava ora da un albero. E lei? Lei quella sera, alzava le spalle e diceva che non amava i film horror, ne aveva visti pochi e sempre dietro le sue mani, alzate per proteggersi dall’orrore, gli altri ridevano e la prendevano in giro, perché solo alle bambine fifone... fa paura, la paura.

Cristina