La mummia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Il caldo del Messico cominciava diventare soffocante. Nei bui anfratti del sotterraneo, gli archeologi stavano procedendo; sotto la cattedrale, nelle rovine della Piramide.
Oltre le pareti coperte da teschi, li aspettava una scoperta. Spostata la lastra giusta, una mummia venne alla luce. Essa era diversa dalle altre: conservata molto bene, si notava una striscia rossa scendere dall'occhio destro, una lacrima.

 

Anno 1429.
Cotaxtla, 14 anni, viveva in una città sottomessa dagli Aztechi.
Un giorno essi arrivarono, per i tributi sangue. E la presero. Siccome era giovane, sarebbe stata sacrificata a Tlaloc, Dio della pioggia.
Il Dio era contento quando i bambini a lui sacrificati versavano lacrime, quante più lacrime possibile.
Cotaxtla, venne portata in un Tempio. Il Sacerdote la legò alla pietra di Coyolxauhqui, Divinità Malvagia, e la sua testa venne immersa in un liquido, che era fatto con piante urticanti che avevano proprietà lacrimogene.
Il dolore atroce fu immediato; la pelle era come in fiamme.
La ragazzina cominiciò a piangere, fino a che non ebbe più lacrime e dai suoi occhi lacrimò sangue.
Fu a quel punto che ella strinse un patto con Coyolxauhqui.

Gli archeologi si avvicinarono al corpo rinsecchito, e rannicchiato.
La striscia rossa sul viso scheletrico contornato da resti stopposi di capelli, sembrò allungarsi. Altro sangue lentamente fluì dall'orbita sinistra.
Cotaxtla, prigioniera da secoli nel sotterraneo, affondò i denti nei corpi degli uomini per divorarne i cuori palpitanti. Poi tornò in silenzio alla sua atroce e dolorosa non vita, continuando, ancora, a piangere sangue.

Fabrizio Ferraris