Luna piena

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

“Hai capito bene?” le chiese Paul.
“Spiegami, perché non dovrei aprirti?” domandò Shelly, sua moglie. “E perché devi star fuori di casa, stanotte?”
Il tempo stringeva e Paul lo sentiva.
“Te l’ho già spiegato, ma, sembra che tu non voglia capire.”
“Sto cercando di capire, ma è tutto così assurdo. Non vorrai mica farmi bere la favoletta del lupo mannaro, vero? Non esistono queste cose.”
Lui la prese per le spalle.
“Shelly,” la scongiurò. “Devi credermi.”
Paul cominciò a sudare e Shelly cominciò ad avere paura.
Lui continuò: “Ora, non saprei dirti se mi crescono peli e zanne o se mi metto ad ululare, so solo che, quando è luna piena, non sono più io. Non mi controllo più. E’ come se una forza aliena mi scacciasse via dal mio corpo e ne prendesse il controllo.”
Shelly lo guardava sempre più preoccupata, Paul sembrava febbricitante. Lo vide contrarsi in viso e stringersi lo stomaco per il dolore.

“Paul, tu stai male. Sarà meglio che chiami il dottor Brown.”
“Noo,” gridò lui a metà tra un urlo umano e animale, spaventando Shelly.
“Devo andare,” disse Paul.
Lei lo guardò terrorizzata.
“Chiuditi dentro. Non devi aprire a nessuno, stanotte, intesi?” proseguì lui. “Nemmeno se fossi io che ti chiedessi aiuto. Quando farà giorno tornerò,” poi uscì.
Shelly, preoccupata, decise di aspettare il suo ritorno, sul divano.
L’attesa fu lunga e lei si addormentò.
Si svegliò di soprassalto, guardò l’ora e vide che erano le 2.30.
Udì grattare la porta e, pensando che fosse il marito e, dimentica del suo avvertimento, andò di corsa ad aprire.
La porta si spalancò.
Il lupo mannaro le saltò addosso.
A nulla valsero le sue urla di supplica, mentre il marito-lupo le squarciò la gola con un morso, imbrattandosi di sangue il pelo bruno.

Marco Ferroni