Sherlock Holmes’s London horror

E l’alba quando selvagge mutazioni corporee evaporano tra queste mura, al 221b di Baker Street.
Il mio più caro amico sta morendo e io mi chiedo come sia potuto accadere.
Egli giace tra lenzuola ridotte a brandelli. Il suo respiro è un affanno; l’aspetto un incubo irreale. Ha occhi velati da un male difficile da sopportare, gli arti intorpiditi da gelide costrizioni di una furia di colpo sopita; la voce è un respiro impercettibile.
Nel silenzio della stanza stringe un cuscino straziato da artigli retratti. Tutto attorno, i resti putrescenti del selvaggio banchetto emanano effluvi nauseabondi.
Questa notte il male si è manifestato con una violenza che non avevo previsto. Sono certo che, col trascorrere delle ore, la malattia ucciderà il mio più caro amico.
Solo allora impugnerò la pistola e scatenerò l'argento, impedendo così ai servi della bestia - lo squartatore di Withechapel e John Merrik, l’uomo elefante, - di catturare per Lei cibo senziente nei vicoli dell’East End.

Londra non sopporterà oltre le scorribande di quei due errori della natura.
Le acque del Tamigi sono intrise di sangue. Solo io posso impedire alla bestia di spolpare altra carne innocente!
Il destino del mio più caro amico è segnato. Le ultime tracce di umanità svaniranno sul suo volto, come ricordi sbiaditi dal tempo.
La bestia risorgerà ancora una volta!
A Scotland Yard sospettano forse qualcosa? Devo riflettere attentamente per risolvere un problema che ci sta sfuggendo di mano.
Nelle strade di Londra odo voci di persone indaffarate e cigolii di carrozze. E’ il canto del nuovo giorno che saluta questa città bella e maledetta.
Presto si farà buio e la bestia cercherà piccole vittime sacrificali. Non posso permettere che accada... ma fino a quel momento riposa, Scherlock Holmes, perché stanotte sarà luna piena.

Dottor John H. Watson, London 1899

Simone Conti