Uova di pidocchio

"Ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek."
F. De André

 

"Colonnello, anche i bambini?".
"Le uova di pidocchio fanno i pidocchi, soldato".

 

L'uomo si agita nel giaciglio, il sonno si è fatto più lieve. Sogno o memoria? Non lo sa, la mente è annebbiata dai troppi anni, le troppe bevute. È stanco, respira a fatica.

 

La notte è gelida e stellata, i cavalli arrancano nella neve. Una lunga marcia, l'aria di ghiaccio ti morde le guance e scivola come carta vetrata nei polmoni. Le punte delle dita sono legno, a fatica le senti. Ma dentro sei caldo. Il whisky brucia nello stomaco, come una fucilata. Ti senti bene, ridi coi tuoi compagni, tutti in fila per quattro. Ci sarà da divertirsi, stavolta.
Il primo sole strappa un luccichio al torrente. Là, nell'ansa, c'è il loro campo. Dormono ancora.
Li sveglierete voi.

 

L'uomo apre gli occhi, attorno c'è solo la miseria della sua baracca. Allunga un braccio, ma la bottiglia è vuota. Finisce sempre troppo in fretta. Tossendo rauco, si mette a sedere, nel pagliericcio lurido che a volte chiama "letto". Il buco in cui è venuto a nascondersi. Da se stesso. Dai fantasmi di prima. Tornano alla carica, quando abbassa la guardia.
Mal di testa. Ogni giorno la stessa storia, ma non ha altri modi per farli tacere. La stanza ondeggia per un istante, poi si ferma. All'inferno pure lei! Contro il muro di assi decrepite è appoggiata una vecchia carabina. L'uomo l'accarezza con lo sguardo, affettuoso.
Potrebbe anche andare a caccia, prima di scendere al saloon. Perché no? Magari ci rimedia pure qualcosa di buono, pellicce da rivendere in paese. E poi è bello sparare a una preda. Si sente sempre meglio, dopo un paio di fucilate. Più leggero.

"Eccole là, le bestie. Sistematele voi, uomini!".
Ridete. È stata una lunga cavalcata, stanotte, ma adesso potrete divertirvi. Dai di gomito a Miller, lui sputa a terra e ghigna. E bravo colonnello, ora te le sistemiamo noi!
Gli zoccoli rimbombano sulla pianura sabbiosa, mentre partite a un trotto svelto. Tende da pezzenti, tende da animali. Adesso sì che gli insegnerete come sono fatte le persone civili.
Urlano, corrono, come formiche. Pidocchi.
Imbracci la carabina, il calcio è una pressione dolce contro la spalla. Pieghi la testa verso destra, l'occhio scivola lungo la canna, fino a centrare il mirino. Spari.
Sparate.

 

Stiracchiandosi, l'uomo apre la porta, dondolante su cardini arrugginiti. C'è poca luce, ma il sole sta sorgendo, là dietro i monti. Fa freddo. Ci vorrebbe qualcosa per scaldarsi le budella, ma non ha più niente. Grugnisce. Ci penserà dopo, adesso ha solo voglia di sparare un po', di ammazzare qualcosa, un bell'animale da fare a pezzi e scuoiare. È molto bravo a macellarli, si diverte.
Grattando distratto la barba cespugliosa, si guarda attorno. Proprio nulla, solamente schifo. Sassi brulli e quella macchia di cespugli, che ha eletto a latrina personale. Più in basso, il paese.
Buono solo per andarci a bere, quel mucchio di case. La gente lo squadra sempre male, come se lui fosse una qualche bestia. Ma si sono mai visti, loro? Pidocchi! L'uomo sorride, una smorfia che gli deforma le labbra, ma che non tocca il resto del volto. All'inferno pure quei bigotti!
Dall'altra parte ci sono le montagne. Lì sì che sta bene, lì nessuno lo guarda male, nessuno si sposta quando passa. E poi ha così tanti animali da ammazzare. Quella è vita da uomo, altro che balle!
La tasca pesante di cartucce, cullando la carabina come un figlio, s'incammina sul solito sentiero. Tempo di divertirsi, ora.

 

Un vecchio mentecatto, la faccia nera e rugosa, si avvicina. Bofonchia, corre. Così, sanno anche parlare, quelle bestie? Qualcuno ride.
"Fermi! Fermi!". Alza le braccia, vi guarda. Non ha paura, è stupito. Miller spara, lo manca.
"Ecco come si fa!". Un altro spara, da dietro. Il vecchio ha incrociato le braccia, continua a fissarvi. Poi cade. E canta. Sono versi di animale, bassi, rochi. Gli sparano ancora, due volte, tre.
Non canta più.
"Guardate là! Cosa fanno con la nostra bandiera, quei selvaggi?". È Dyer, vi indica qualcosa. Un branco di animali, sventolano la bandiera. Due bandiere: una a stelle e strisce, una bianca. E tanti di loro che si ammassano attorno. Vogliono prendervi in giro? Ah, ma impareranno la lezione, ora.

 

Boschi e silenzio. Il sole risveglia ombre in ogni angolo. L'uomo cammina, cerca, si volta in ogni direzione. Nessuno. All'inferno pure le bestie!
Un movimento, un fruscio. Solleva la carabina, il colpo già in canna. Eccola, finalmente. È pronto a fulminarla. La sua preda, ora la vede. Un cervo? No, impossibile. Eppure...
Un'antilope. Antilope bianca.
Che roba è? Da dove viene quella voce? L'uomo si agita, per un istante, poi si rilassa di nuovo. Già, la voce. Come se fosse strano, per lui. Ne sente in continuazione. Fantasmi che gli parlano, che gli raccontano storie, ripetono il passato. Per questo deve bere, perché il whisky è un buon amico. Le fa tacere. Svuota la testa.
Un'antilope? Bah, sia quel che vuole: tra poco sarà solo un ammasso di carne.
Punta la carabina.

 

"Voglio farci una borsa per il tabacco, con le sue palle!".
Brown ride, indicando il vecchio mentecatto. Un altro sorso di whisky, poi smonta da cavallo, il coltello in pugno. Si avvicina al cadavere, oscillando appena.
Poco più avanti. Ci sono tante bestie rintanate là dietro. E una mocciosetta, che cammina verso di voi. Agita un bastoncino, con un pezzo di stoffa bianca. Tocca a te, ora. Sorridi.
Alzi la carabina, sei il migliore. Centro! La sua testa si spacca come un uovo. Non cammina più.
Una pacca sulla spalla, forse Miller. Bisogna sistemare le altre, il lavoro non manca.
Glielo spiegherete voi, adesso, come fanno gli uomini civili a trattare coi selvaggi.

 

L'uomo non spara, non ci riesce, qualcosa lo blocca. L'antilope lo fissa: è bianca, trasparente. Come gli spettri del suo passato. Non ha paura di lui. E gli parla.
"C'è del lavoro per te, soldato".
Ha la voce di un ufficiale, un ufficiale dell'esercito. Una voce che non ammette esitazioni. Ma non è un sogno, tutto è troppo reale, troppo concreto. Vorrebbe bere qualcosa.
L'animale s'incammina nel bosco, lentamente. L'uomo lo segue, incantato. Brandelli di tessuto un tempo blu coprono ancora il suo corpo di vecchio. Solo brandelli di uniforme, sporchi, distrutti. Ma dentro, dentro è sempre un soldato. Il miglior fuciliere del suo reggimento, in Colorado. E sa ancora riconoscere l'ordine di un superiore.
Obbedisce all'antilope, l'accompagna attraverso gli alberi.

 

"Ehi, Jackson! Vediamo come te la cavi con questo!".
È Smith, quello scemo. Ti sfida. Imbracci la carabina, sorridendo. Che faccia pure, a sparare non ti batte nessuno. Mai sbagliato un centro, nell'esercito.
Lo guardi mentre squarta una di quelle femmine. Tira fuori qualcosa di piccolo. Il figlio di quella bestia? Fa schifo, proprio come la madre. Ma il tiro a segno ti piace. Sputi, prepari la carabina.
Smith la getta in aria, quella robaccia rossa. Centro! Si spappola, prima di cadere a terra.
"Hai visto? Sono il migliore, io!".
Ridete, prima di buttar giù un altro sorso. Questa sì che è vita! Roba da veri uomini.

 

L'antilope lo ha riportato indietro, vicino a casa. Un dirupo, non troppo ripido, ma spoglio e brullo.
"Sono laggiù, soldato".
L'uomo crede di conoscere quella voce, forse l'ha già sentita, in passato, ma non ricorda. Tutto è confuso nella sua mente, avrebbe bisogno di un goccetto, ma la borraccia è vuota. Sospira.
Raggiunge il bordo, guarda verso il basso. L'animale è fermo accanto a lui.
Case, sparpagliate nella valle. Gente che entra ed esce. Un posto tranquillo, come l'accampamento, al loro arrivo. Tende accanto al fiume. L'uomo non capisce. Ha il cranio pieno di nebbia.
"Sai che giorno è oggi, soldato?".
No, non lo sa. Scuote piano la testa, fissando l'antilope bianca, il suo contorno così sfumato.
"Il ventinove novembre, soldato Jackson".

 

Sparate. E ridete.
Le bestie scappano in ogni direzione, vorresti essere ovunque, per farne secche il più possibile. Animali! Non si meritano di meglio.
Qualcosa si muove sotto la sabbia, poco lontano. Due soldati impugnano le pistole. Sparano. Uno la prende per un braccio e la tira fuori. Un'altra mocciosa. Ce ne sono dappertutto, dannazione! Nascosti come pidocchi.
Altre bestie alzano le braccia, vogliono arrendersi. Sparate. Ora il problema è risolto.

 

L'antilope si è tirata da parte, ferma su una pietra. Lo fissa. Poi comincia a cantare. Una voce bassa, rauca, come quella di un vecchio.
"Niente vive a lungo
Solo la terra e le montagne".
L'uomo la guarda, non capisce. L'antilope accenna verso il basso, con la testa.
Li vede, come li vedeva quella mattina, sotto il primo sole. Un po' diversi, certo, ma non importa. Case, anziché tende. Ma restano pidocchi. Comincia a capire. Lui conosce il suo dovere. Quello non cambia mai.

 

La voce del colonnello. Urla. È la sera del ventotto novembre, ancora dovete partire. Tre ufficiali non sono d'accordo. Litigano. Non potete non sentire quelle parole.
"Io sono venuto a uccidere gli indiani e credo sia giusto e onorevole usare qualsiasi mezzo Dio ci abbia messo a disposizione per uccidere gli indiani".
Ha ragione, lo pensate tutti. Giù un altro sorso di whisky. È ora di andare, per essere là all'alba.

 

Sono tanti, laggiù. È domenica, escono dalla chiesa col vestito buono, quei maledetti. Poi corrono, gridano, si agitano come tante formiche. Mocciosi. E le loro risate, così disgustose. Sono ovunque. Potrebbe fulminarli tutti, da lì. È facile. Era il migliore, nel terzo reggimento del Colorado.
Quelle bestie, incivili. Prima era tutto più semplice. Vestivano come selvaggi, non come uomini. Li riconoscevi subito. Ora no, si nascondono. Eppure, il paese ne è pieno. Il suo paese.
Bestie che si credono migliori di lui, perché non hanno fantasmi in testa. Perché sono rimasti puliti, mentre altri si sporcavano per loro.
S'accascia contro una roccia, la carabina in pugno, il calcio preme sulla spalla. Li osserva, il volto si piega verso il mirino. Cosa deve fare? Aspetta un ordine, come ogni bravo soldato.
L'antilope lo fissa, un sorriso spietato sul suo muso di animale. Ha gli occhi del suo colonnello, ora. Li conosce. Li conosce molto bene.
Le uova di pidocchio fanno i pidocchi.
L'uomo sorride. Tutto è chiaro, adesso.
L'antilope bianca non c'è più, svanita come fumo. Restano gli occhi, spiritati. Se li sente addosso.
Il primo bersaglio è già nel mirino. Un pidocchio bianco. Una bestia.
"Ha proprio ragione, colonnello Chivington. Meglio schiacciarli mentre sono piccoli...".

Adriano Marchetti