Confessioni di un diavolo

La notte sta affogando in un limbo di acqua putrida. La luna macchia ad intermittenza il tavolo su cui mi piace passare il tempo libero. Penna in mano, foglio sotto gli occhi.
Maledizione! Ho ancora questo dannato sangue sulle labbra, non si toglie, si attacca come colla colorata e non va via, nemmeno se provi a toglierti i denti da bocca.
Che luna stasera, dovreste vederla, batte i suoi colpi contro le tenebre, ansimando ad ogni passaggio di nuvole minacciose.
Eccolo, Bez è appena rientrato dal giro notturno. Il mio gatto, nero come il fondo di un palude. Quando esco in avanscoperta generalmente fa la guardia al fortino, anche se mi è capitato di trovarmelo dinnanzi mentre vagavo per strade buie.
Vieni qui bello... quanto mi piace coccolarlo! Ho deciso di confessarmi... se così si può dire.
Confessione, che ridere che mi provoca questa parola. La gente si confessa, gli uomini si confessano. Lavano un panno che risporcano non appena posano lo sguardo sul prossimo desiderio.
Quanto sono schiocchi gli esseri umani!
Dimenticavo, io non sono un uomo, no... non sono carne, non sono sangue... mi chiamo Kenim, bazzico sulla terra da circa due secoli. Quante ne ho viste? Beh... immaginate un po’... costumi e usi cambiati, stravolti, ma in fondo l’uomo è rimasto sempre lo stesso, cinico e arrogante.
Smettetela di grattare su quella parete... scusate, riprendevo alcuni dei miei fedeli servitori... hanno il brutto vizio di straziare le pareti del mio appartamento. Divorano cemento con le loro fameliche unghie. Sbavano di continuo e la bava cola da infide zanne in cerca della prossima carne in cui affondare.
Da poco ho finito il mio pasto notturno, loro hanno mangiato con me... ma devo dedurre che non sono sazi. A Bez ho portato un intero braccio, era una giovane ragazza, avrà avuto i suoi 16 anni, carne tenera, sangue caldo... Bez ama la carne giovane. Ci ha messo davvero poco, ha scarnificato il braccio in pochi minuti, lasciando un osso mingherlino sul mio pavimento.
Quando accumulo una grande quantità di ossa chiamo i rospi infermi. Sono delle pallide creature simili a rospi che divorano ossa. Io li sfamo e loro liberano il mio appartamento da carcasse in decomposizione.

Ieri è stato uno spasso. Sono volato giù da un tetto, seguito da Bez. Avevo adocchiato due uomini, giacca e cravatta, che stavano tornando a casa dopo aver dato libero sfogo ai loro testicoli in qualche bordello. Camminavano sicuri, avanzavano come se la strada fosse la loro, passeggiando sotto la luna. Quando sbucai dall’ombra, quello che sembrava il più sicuro dei due svenne.
Già, la violenza che ha subito osservando il mio volto gli ha fatto perdere i sensi. L’altro ha urlato, chiedendomi quanti soldi volessi - Io posso offrirti tutto quello che vuoi.
Aveva detto. - Voglio le tue carni mio caro!
Ho risposto io.
Bez si leccava i baffi, pregustando la cena. Quando l’uomo incrociò lo sguardo del felino non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni. Bez gli saltò alla gola, lacerando la pelle che ricopriva le vene vitali del collo. E’ impressionate quanto velocemente riesce ad andare in profondità con quelle sue piccole zampe contornate di unghiette. Mentre il gatto stava sguazzando con la sua lingua nel sangue del primo uomo, io ero accovacciato aspettando che l’altro, quello che ostentava sicurezza, si svegliasse. Non aspettavo altro che renderlo partecipe dell’inferno. Non mi sarei divertito a sbranarlo da svenuto.
Le strade erano piene di pozzanghere d’acqua sporca. Durante il mattino erano venuti giù miliardi di goccioloni ed ora si erano ammassati in alcuni punti per tentare di sopravvivere. Il coraggioso aprì gli occhi.
- Chi diavolo sei!
- Fuochino! - Risposi.
Mostrandogli tutto l’armamentario che si trovava all’interno della mia bocca. L’uomo incominciò a tremare. Tutta la sua sicurezza, il suo credersi il re del mondo era andato a farsi sfottere. Si voltò, vide il suo amico. La carne tra le piccole fauci del mio tenero gattino. Il sangue che aveva bagnato l’asfalto. Gli occhi rivolti verso l’alto, senza la speranza che si potessero muovere nuovamente. Poi l’asfalto si è aperto. Delle grosse fessure hanno squarciato la strada e dal fuoco degli inferi sono fuoriusciti i miei fedeli servitori, in cerca di cibo, naturalmente.
Beh... quando si mettono in mente una cosa è davvero difficile fermarli, si sono divisi il corpo dell’uomo già morto. In tutto il fracasso che fecero Bez riuscì comunque a recuperare una mano tutta per lui. Per darvi un idea dell’orrore che possono provocare provo a descriverli: il corpo scheletrico, color marrone bruciato. Le braccia lunghe e sottili che toccano terra. Le unghie doppie e nere, putride. Gambe piccole e veloci. La testa è ovale, senza capelli, due occhi rossi, senza naso (o meglio, due piccoli buchi al posto del naso), la bocca grande e zeppa di denti appuntiti, ma sono talmente tanti che alcuni di loro si sovrappongono.
Bei servitori, non vi pare?
Comunque, il coraggioso tentò di gridare, ma uscì fuori una voce strozzata simile al fracasso che può fare un vetro in frantumi.
- In nome di Dio, che cazzo sta succedendo? - urlò
- Ecco, se potevi usare una parola sbagliata... l’hai usata bello mio! - dissi.
- Risparmiami, ti prego, ho moglie e figli!
- Complimenti, moglie e figli e vai a puttane, devo ammetterlo qualche volta ho avuto dei rimorsi, ma con te godrò fino in fondo!
Feci cadere il mio aspetto umano e emersero i miei reali lineamenti. Non avevo un bell’aspetto da umano, figuratevi cosa stavano subendo gli occhi del coraggioso.
Bez si avventò contro il coraggioso, asportandogli un occhio.
I suoi artigli sono decisamente di prim’ordine. L’occhio cadde sull’asfalto zuppo di sangue. Lo raccolsi con i mie artigli e lo feci morire tra i miei denti.
- Complimenti, ottimo occhio!- dissi.
- Ahhh, bastardo, che tu sia maledetto, bastardo!
- Beh, arrivi tardi, ci ha già pensato qualcun altro!
Mentre il gatto giocherellava con l’orecchio dell’uomo, io mi avvicinai al suo viso. Con uno scatto fulmineo gli sfregiai il volto con i miei artigli. Poi con un morso gli staccai il braccio destro. Il sangue che grondava scintillava negli occhi bramosi dei demoni che avevano già finito la loro preda e aspettavano i resti del mio pasto. Gustai la pietanza fino in fondo.
Ecco, questo è il resoconto di quello che succede ogni notte, in una strada buia, quando io sono in cerca di cibo. Il vento ha incominciato a martellare le lastre della finestra. La luce malata della notte inebria il mio spirito di assoluto vigore. Potrei raccontavi di quella donna che implorava pietà... o di quella volta che il mio gatto divorò le gambe di un bimbo disperso.
Finalmente un po’ di sangue è venuto via... sembrava quasi rossetto impresso a fuoco sulle mie labbra. Stanno arrivando i rospi infermi, stavolta avranno tante ossa che penso non torneranno per parecchio tempo.
Vieni Bez, vieni qui.
Il mio gatto è tutto fuorché un docile animale. E’ un demone, uno dei più malvagi. Il mio migliore amico, tant'è che a volte non capisco se comando io o lui.
Dettagli, solo inutili dettagli.
Portare terrore, sgozzare gente, bere sangue, rispondere presenti ogni notte... quando il sole cala e le tenebre mi coprono come un mantello di sangue, ecco, è questo ciò che importa!

Francesco Borrasso