Storie strampalate

La bambina si è persa.

 

La via del ritorno a casa non sarà altrettanto divertente quanto il pomeriggio passato con tante amichette. La sera scende in fretta da queste parti e il sentiero si riempirà presto dei mostri che popolano le fantasie dei bambini. Inevitabilmente.
Quale dei racconti più terrificanti le verrà in mente? Girano tante storie strampalate. Il tamburino matto, il falcetto, i cimiteri danzanti. Storie appena sussurrate, ideali per raccogliere occhietti impauriti intorno al fuoco. Poi i bambini se ne vanno a letto fuggendo le figure che prendono forma dal camino acceso.
I grandi invece se ne vanno a letto sperando che certe cose non succedano più.

 

Lo stato d’ansia della piccola sarà esasperato ora dal vento, ora dai rumori degli animali che abitano la macchia e dal lampeggiare sommesso dei pochi lampioni che incerti illuminano il sentiero e che le faranno tornare in mente quelle parole pronunciate davanti al fuoco. E chissà da cos’altro. Valla a capire la mente dei bambini impauriti.

La paura per certi versi è la migliore alleata. Per altri no.

 

Un cappuccio ora protegge la bambina che vi si rintana come un animale ferito fino quasi a sparire nelle pieghe calde del cappottino viola. Così il buio resta fuori, l’uomo cattivo non mi vedrà e i lupi non sentiranno il mio odore, penserà rincuorandosi. Certo se avesse un tamburino.

 

L’angoscia della bambina cresce come la speranza di incontrare qualcuno che la riporti a casa attraverso un percorso ormai quasi invisibile, i passi ormai incerti procedono sul pietrame sconnesso.
Il terrore del nero la costringerà ad avere completa fiducia in qualunque mano le verrà data per accompagnarla a casa.

 

La mia. Quella coperta da un guanto, per esempio. Nell’altra con un falcetto le aprirò la gola.

Ele Amsi