Il culo del diavolo

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Mi sveglio immerso in un velo di sudore sieroso, aggrovigliato fra le lenzuola come nella tela di un ragno. Intorno a me non c’è altro che aria ferma, opprimente, stagnante. E una mosca incollata sulla punta del naso. E’ lì, non si muove, arrogante, insolente, spudorata come solo tu riesci a essere. E’ tuo istinto. Nel tuo essere così drammaticamente lavico.
Vorrei alzarmi, ingurgitare e defecare il mondo intero, ma non ne ho la forza. Solo la rabbia mi fa da compagna. Tanta di quella rabbia da poter sfidare la tua energia incorruttibile.
Ricordi... tanti da poterne udire il meccanismo cigolante. Parlano di tutto e di niente.

Parlano di te. Di come sei nato, maledetto bastardo! Da uno scherzo della natura che ti ha impiantato dentro di me. E tu, grumo di materia sanguinolenta, sei cresciuto nel buio del mio corpo. Hai assunto le mie sembianze, desiderato, sperato di prendere il mio posto. Fino a quando un cacciatore di mostri si è accorto di te, e mi ha avvisato.
Un uccisore di mostri ha poi tentato di debellarti con un avvelenamento lento. Tu hai sofferto, ti sei raggrumato, ripiegato su te stesso. Ma eri ancora vivo e, se da un lato mostravi la faccia di Gesù Cristo, dall’altro nascondevi il culo del diavolo.
Un tagliatore di mostri ti ha quindi reciso, strappandoti a me. Ma tu, carogna, col deretano mi hai spruzzato dentro una cellula maligna, una piccola spora, un oncogene che, con un meccanismo di insert-delete, si è sistemato vicino al promoter di un gene buono, potendo esprimere un animo dannato all’alba dei tempi. Da quel momento sei tornato in vita, sei cresciuto di nuovo, ti sei riappropriato del mio corpo. Mostro egoista e incosciente. Perché non sai, o non vuoi sapere, che se muoio io muori anche tu.

Marco Di Tola