Libertà

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Feci un respiro profondo. Allungai la mano ed entrai nella stanza. Subito premetti la mia mano sul viso, c'era un forte odore nauseabondo. Respiravo affannosamente, anche se cercavo di calmarmi. Osservai la stanza. Non volevo crederci. Sentii uno scricchiolio vicino alla finestra. Capii che non ero sola. Bene. Entrai nella stanza e, levando la mano dalla bocca, chiusi la porta alle mie spalle. Ma mi sfuggi un gemito quando mi accorsi che era stata tutta graffiata con unghie e c'era anche del sangue che luccicava illuminato dagli ultimi raggi della luna.
-Elena...- Riconobbi la voce. Mi voltai e vidi il viso di Marco che mi fissava nell'oscurità.

Aveva il viso pallido e scarno, gli occhi brillanti, i capelli neri tutti spettinati con il gel... sì sembrava lui, ma non lo era. Allungò una mano e me la tese. Capì cosa voleva fare e cosa avrei dovuto fare io. Esitai. Vedevo ancora in lui la persona che amavo.
-Vieni con me. Staremo insieme per sempre...- disse. Avanzai verso di lui. Allungai la destra e gli strinsi la mano. Gelida. Poi lo guardai in volto. Mi sorrideva.
-Mi dispiace- sussurrai. Presi il paletto e glielo infilai nel cuore. Con una lacrima che mi scorreva il viso aggiunsi -Il mio amore l'ho già promesso a Marco...- e si trasformò in sabbia. Mollai il paletto e osservai l'alba. Mi massaggiai il collo. Sentii tra le dita ancora il segno del morso. Alzai lo sguardo. I raggi si avvicinavano e mi toccarono la pelle, che incominciò a bruciare sempre di più. Non feci tempo ad urlare che diventai sabbia. Ora ero libera.

Elisa Martinetti