Il guardiano

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Carlo Tiberiotti, nato a Torino, classe 1954, lavorava come sorvegliante al Museo Egizio ormai dal lontano 1978. Conosceva tutto quello che c’era da conoscere, tutte le sale, le statue e tutte le giargiattole che erano state collezionate nel corso degli anni. La sera, quando i visitatori se ne andavano, il suo compito era quello di controllare che tutto fosse a posto, che nessuno avesse abbandonato lì qualche effetto personale, cartacce o sporcizia varia.
Immancabilmente si fermava di fronte alla statua della principessa Redi impegnandosi in un inchino ossequioso.
Amenhotep invece gli stava un po’ sul culo, sembrava guardarlo con sufficienza dall’alto al basso, considerandolo una nullità, proprio come sua moglie, Maria la principessa della scala B.
Ah come avrebbe voluto poterla bendare tutta, proprio come una mummia; coprirgli quella boccaccia di merda impedendole di parlare. Giorno dopo giorno Amenhotep era diventato il simbolo della sua disgrazia familiare.
Quella sera credette persino di intravedere un sorrisetto su quel blocco di Diorite; l’ennesima presa per il culo.
“Pezzo d’asino egiziano pieno di boria.”

Insultare la statua lo fece sentire meglio.
“Croachtrhechdggrhh...”
Il guardiano si bloccò mimetizzandosi tra le sculture.
“Qualcuno ha parlato?”
“Croachtrhechdggrhh...” Il verso inarticolato arrivava proprio da lì, dalla statua del fottuto faraone.
Carlo avanzò incredulo, mano alla pila torcia che portava sul fianco.
“Che scherzi sono...“ Non ebbe la possibilità di finire la frase. Una mano lo afferrò prendendolo alle spalle. Una morsa d’acciaio lo paralizzò alzandolo da terra.
Un viso ricoperto di bende corrose dal tempo si avvicinò alla faccia del guardiano. Un sussurro ruvido e polveroso gli solleticò i capelli tagliati corti dietro le orecchie.
“Bada bene uomo. Rispetta e sarai rispettato. Se hai dei problemi con tua moglie risolvili a casa.”
Carlo urlò, disperato. A casa, sua moglie sorrideva aspettando il suo ritorno.

Massimo Campolucci

42 anni. Una grande passione per la letteratura fantastica ed una famiglia numerosa (3 figli) a cui trasmettere una mania per le favole e per l'avventura. Impiegato nella vita di tutti i giorni, ho da poco superato la sindrome da fallimento, aprendo il cassetto per partecipare a concorsi letterari.