Respiri

“Bevi questo. Ti sentirai meglio”
La donna si avvicina al letto, reggendo una tazza di the caldo. Il bambino scosta le coperte, solleva il cuscino e si siede.
“Resti con me, mamma? Almeno stanotte.”
“Vedremo. Intanto bevi, e cerca di tranquillizzarti.”
“Non voglio stare da solo...”
“Dai, che si raffredda.”
Il bambino stringe la tazza fra le mani. La donna va alla finestra, chiude le tende.
“Non ne voglio più.”
“Dammi la tazza, la porto via.”
“Tieni.”
“Ma stai tremando ancora?”
“Ho... ho paura, mi sembra di sentirli anche adesso.”
La donna appoggia la tazza sul comodino. Accarezza il viso del figlio.
“Non c’è niente, hai capito? Ti sei immaginato tutto.”
“Non è vero. Io li ho visti, ne sono sicuro!”
“Ascolta, in soffitta ci sono solo vecchi mobili impolverati, scatole e tante ragnatele. Le ombre creano strane figure, a volte.”
“No, mamma, c’era qualcosa! Quando sono arrivato in cima alle scale ho sentito dei rumori.”
“Che tipo di rumori?”
“Come... non so, come dei respiri. Come delle persone che respiravano forte.”
“Ma è assurdo.”
“Non vedevo niente, perché era troppo buio, poi ho alzato gli occhi...”
Il bambino si guarda attorno terrorizzato, solleva le coperte fino al mento.
“... ed erano là, sul soffitto.”

“Sul soffitto?”
“Sì! Strisciavano sul soffitto... delle cose nere, che si muovevano sopra la mia testa. E quel rumore continuava, tutti quei respiri!”
Per un lungo istante la stanza rimane sospesa in un silenzio ovattato.
La donna afferra la tazza di the, bacia il figlio sulla fronte.
“Ti prometto che ora vado a controllare, va bene?”
“Sì.”
“Tu, però, promettimi di non salire mai più in soffitta, soprattutto senza una lampada. E’ pericoloso, potresti farti male.”
“Sì, mamma. E...”
“E ?”
“Mi lasci la luce accesa?”
“Va bene.”
La donna esce dalla stanza. Attraversa un corridoio immerso nell’ombra. Entra in cucina, appoggia la tazza nel lavello.
Si dirige verso un secondo corridoio. Si ferma di fronte ad una porta. Infila una chiave nella toppa, la gira due volte, apre la porta.
Un rampa di scale.
Inizia a salire lentamente, appoggiandosi ad un vecchio corrimano di metallo. Giunge in cima. Osserva in silenzio le travi umide della soffitta, le ombre ammassate negli angoli più bui, inspira il familiare odore di muffa e polvere. La luce dei lampioni in strada filtra attraverso due piccole finestre.
Ad un tratto un rumore. Qualcosa rotola sul pavimento, in un punto imprecisato del solaio. La donna sobbalza, indietreggia verso la scala. Poi, sopra di lei, il soffitto prende vita.
Ombre che si muovono lungo le travi, come enormi ragni deformi.
La donna sorride.
“Ah, siete voi... mi avete spaventata...”
Chiude gli occhi.
“I miei bambini...” sussurra.
Rimane ad ascoltare quel suono familiare.
Quei respiri caldi e rassicuranti che conosce bene.

A. Corlick