Prima che sorga il sole

Prima che sorga il sole, uno di noi dovrà morire.
Il più debole.
Le regole sono regole, ripeto a me stesso.
Io e gli altri siamo consapevoli di ciò che accadrà e lo accettiamo senza timore, con la rassegnazione tipica di chi affronta ciò che non può scegliere.
Opporsi agli eventi sarebbe inutile oltre che stupido: non abbiamo modo di ribellarci a tali regole, immutabili come fossero incise nella roccia e osservate al pari di un dogma religioso, pur non essendo mai state consacrate in alcun testo scritto.
Se qualcuno volesse trascrivere i nostri codici di comportamento dovrebbe utilizzare il sangue al posto dell’inchiostro.
Sarebbe una scelta appropriata.
Mi dirigo verso il luogo fissato per il nostro incontro. Le tenebre incombono su di me, ma non le temo.
L’oscurità è mia amica. Specialmente quando devo lavorare.
Il lavoro che io e gli altri dovremo svolgere questa volta è un po’ diverso da ciò di cui ci occupiamo di solito, ma non è la prima volta che veniamo chiamati a farlo.
E non sarà l’ultima.
Con il tempo ci si abitua a tutto.
Spero solo che non vada a finire come l’ultima volta: abbiamo impiegato molto più tempo del previsto ad occultare il cadavere e far sparire le prove.
Detesto la disorganizzazione.
Stavolta nessun margine d’errore sarà tollerato.
Il gelido vento di questa notte senza luna è una lama affilata che accarezza il mio viso.
Urla festose si affievoliscono in lontananza come il ricordo di un sogno.
La notte di Halloween.
Una macabra coincidenza o un eccessivo senso dell’umorismo da parte di chi ci ha convocato.
LUI.

Il nostro è un lavoro difficile, estremamente atipico: non ci ritroviamo mai tutti insieme nello stesso posto, tranne quando lo vuole LUI.
Se ci convoca per una riunione non accenna mai all’oggetto dell’incontro, ma abbiamo abbastanza esperienza da sapere cosa ci dirà.
Un membro del gruppo ha deluso le sue aspettative.
Un membro del gruppo si è rivelato debole e l’anello debole di una catena deve essere rimosso senza esitazioni per non vanificare il lavoro degli altri.
Le regole sono regole, sempre.
L’efficienza ha il suo prezzo.
E’ per questo che ci fa lavorare separatamente, ognuno per conto suo.
Non vuole che si creino rapporti d’amicizia tra di noi o sarebbe troppo difficile far fuori uno del gruppo quando LUI ce lo impone.
I suoi ordini non si discutono, si eseguono all’istante.
Non c’è neppure bisogno che LUI pronunci ad alta voce il nome del predestinato; gli basta fissarlo con quel suo sguardo duro e inappellabile e fare un lieve cenno con la testa.
In un attimo circondiamo la vittima. Il resto è facilmente immaginabile.
Perso nei miei pensieri, giungo infine al luogo dell’incontro. Esito un istante, ma solo un istante, sulla soglia.
Il cielo sembra schiarirsi ma so che è un’illusione, ingannevole preludio di un’alba insanguinata.
Entro. Qualcuno è già qui.
Dovremo attendere gli altri, la riunione inizierà solo quando saremo al completo.
Evitiamo accuratamente di guardarci negli occhi o di rivolgerci la parola.
Sarebbe troppo difficile farlo finché non sapremo chi è il predestinato.
Quando anche l’ultimo ospite arriva, LUI ci riceve.
Non una parola, non un suono dalle sue labbra smorte. Mi guarda.
No, non può essere. Non io.
Iniziano a guardarmi anche gli altri.
LUI fa un cenno con la testa appena percettibile che tuttavia non sfugge a nessuno.
Gli altri si avvicinano.
Le tenebre incombono su di me.
Prima che sorga il sole, uno di noi dovrà morire.

Mariarita Cupersito

Mariarita Cupersito nasce in provincia di Salerno nel 1986. Inizia a dedicarsi alla scrittura in giovanissima età trattando argomenti di narrativa, ma per ricevere il battesimo del fuoco le tocca aspettare la veneranda età di sedici anni: Il mistico evento giunge infine nel 2002 con un padrino d’eccezione, l’eccelso Andrea G. Pinketts, vincendo il primo premio al Concorso letterario “MINI GIALLO DELL’ANNO” indetto dalla Pro-loco di Atena Lucana (SA) con il racconto “Morte a Phoenix”. Nonostante l’incoraggiante inizio, consolidate convenzioni sociali la obbligano ad investire diversi anni della sua vita in evanescenti progetti (diploma & laurea) che le consentono solo sporadicamente di partecipare a varie iniziative letterarie. Il 2009 è anche il fatidico anno in cui finalmente rinsavisce e ritrova la retta via seguendo il richiamo alle oscure atmosfere gotiche: il suo racconto Lady Catherine vince il Concorso Letterario Nazionale Nuovi Poeti e Narratori indetto dalla casa editrice Nuovi Poeti che lo inserisce nell'antologia Poeti e Narratori. Nello stesso anno tale casa editrice pubblica il suo racconto Poi venne il buio. Tra gli altri racconti pubblicati vanno ricordati La signora Horwood inserito da Caravaggio Editore nell'antologia Trifolium 2009 e La figlia di Lord Douglas, pubblicato da Edizioni Montag nell'antologia Illusione: Non chiedermi prodigi. Continuando indebitamente a spacciarsi per una aspirante scrittrice, compatibilmente con le citate convenzioni sociali di cui sopra, collabora con diverse testate web attinenti al mondo dell’horror. Non ancora soddisfatta, decide di scrivere qualcosa di più lungo dei racconti a cui ha abituato i suoi incauti lettori: Questi ultimi le hanno giurato vendetta riunendosi in associazioni di autotutela volte ad inibire tali nefaste intenzioni.